Storia

Non è certo una novità che la storia di Siena fu legata per secoli a quella dell’Isola di Malta, o almeno a partire dal XVI secolo quando vi si stabilì definitivamente l’Ordine di S. Giovanni Gerosolomitano.

 Tra le colline boscose che delimitano il territorio dei comuni di Monteroni e Murlo sorgeva in tempi remotissimi un romitorio detto “di Barottoli” che divenne assai famoso nel secolo XVII per alcuni presunti eventi miracolosi.

Nei pressi di Isola d’Arbia, ma sulla sponda opposta del torrente omonimo, quindi nel Comune di Asciano, si intravedono ancora i resti di quella che fu l’antica Canonica di Santa Maria di Salteano.

Nella chiesa di S. Pietro e Andrea di Trequanda, giacciono ancora in un’urna le spoglie della Beata Bonizzella Cacciaconti, una delle poche laiche della storia antica che fu degna di tale riconoscimento.

Quest’antichissima Porta non esiste più, ma ancora oggi si possono vedere i suoi resti e la sua tamponatura nel tratto di mura che va da Porta Pescaja (o Fontegiusta) a Porta Camollia.

Riprendiamo le nostre indagini sui cibi del Trecento che erano in uso tra i senesi e stavolta lo faremo prendendo in esame le bevande.

Nei pressi di Cuna esisteva fin dal secolo XI la località chiamata Arbiola, la cui “corte” fu confermata nel 1081 tra i beni del Monastero di S. Eugenio (Costafabbri) niente di meno che con un Privilegio emanato da Enrico IV.

Tra la frutta naturalmente, si faceva un largo uso di quella secca che spesso era utilizzata anche per i dolci. La parte del leone la facevano certamente le mandorle che nei secoli precedenti erano chiamate anche “amande”, ma che nel Trecento avevano già assunto il nome moderno.

Sappiamo molto sugli usi e costumi della Siena del XIV secolo, ma spesso, per ciò che riguarda cibo e spezie ci affidiamo a studi contaminati da un retaggio molto più italico che focalizzato sulla nostra area e quindi non del tutto veritiero.

La Porta Laterina (anche del Laterino), era posta nella cinta muraria antica che va da Porta Fontebranda a Porta San Marco ed ha una storia particolare, legata alle chiese, ai monasteri, alla toponomastica ed alle battaglie che presso di essa vi furono.

La storia di Sovignano, oggi in gran parte identificabile con quella dell’omonima Tenuta nel Comune di Monteroni d’Arbia, ha radici antichissime e non può prescindere da quella che fu, almeno dal XIII secolo, la sua chiesa parrocchiale: Santo Stefano.

Se c’è una città che rappresenta al meglio il perfetto equilibrio tra sacro e profano questa è Siena e lo fa da secoli e secoli.