L’Ermicciolo di San Benedetto: il gioiello del Vivo d’Orcia che, silenzioso, attraversa i secoli
Alle sorgenti del Vivo d’Orcia, nella località detta l’Ermicciolo, sorge una piccola chiesa in stile romanico dedicata a San Bartolomeo.
Alle sorgenti del Vivo d’Orcia, nella località detta l’Ermicciolo, sorge una piccola chiesa in stile romanico dedicata a San Bartolomeo.
Fin dalla sua fondazione l’ospedale di Santa Maria della Scala aveva tra i suoi scopi l’accoglienza dei bambini che per motivazioni le più disparate (povertà, nascite illegittime, malattie) venivano abbandonati in città e nel territorio senese.
Dopo aver raccontato la scorsa settimana la storia della Grancia di Cuna, ecco adesso è venuto il momento di fermarci nell’oggi.
La Grancia di Cuna è una testimonianza storica fondamentale di fattoria fortificata medievale, oltre che uno dei più particolari ed interessanti complessi architettonici della campagna senese.
La chiesa di San Fabiano, che fa parte delle pertinenze dell’omonimo castello, si trova, come molti dei luoghi dei quali vi racconto, davvero “a quattro passi” da Siena.
Ho deciso di farvi sognare e viaggiare (per ora) con la fantasia. Ho deciso di farvi calare, insieme a me, nella “Buca del beato”.
Da questo prende il nome: dall’essere immerso in un lecceto tanto folto e silenzioso da inglobarlo, inghiottirlo, nasconderlo agli occhi di chi, con cuore puro, non va, di proposito, a cercarlo.
Ci si arriva da un breve sentiero fra gli alberi e ci si trova ai piedi di un torrione.
Un piccolo borgo con una storia importante da raccontare. In antico, infatti, era caratterizzato da una rocca circondata da mura sulla parte che guarda a valle e collegata ad una torre a nord, sul lato che guarda l’imponente montagna.
Punto di osservazione privilegiato, strategico, difficilmente arrivabile, il castello, nel corso dei secoli, è stato più volte modificato e ampliato.
Diciamocelo: abbiamo visto la neve, poi il sole, poi la neve e siamo schizzati tutti a pesticciarla sull’Amiata.
Se ne sta lì, piccola, quasi appartata, schiacciata da quell’imponente (e bellissima) torre che poi è l’arco attraverso il quale si entrava alla grancia di Cuna.
Quando tra le rovine e le spine dei rovi può rinascere la storia più bella. Di un re, un pittore e un contadino.