La Grancia di Cuna: lo stato attuale. Un gioiello unico di architettura medievale che stiamo perdendo

Dopo aver raccontato, la scorsa settimana in questa rubrica, la storia della nascita, dello sviluppo e dell’importanza che la grancia di Cuna ha rivestito dal XIV secolo per l’ospedale di Santa Maria della Scala, che ne era il proprietario e per il quale fungeva da magazzino per farine e granaglie, e dopo aver sottolineato l’importanza che aveva per l’intera città di Siena dato che, vista la capienza, in tempi di carestie, pestilenze e guerre è stato davvero il “granaio” che conteneva le scorte di cibo per la città, ecco adesso è venuto il momento di fermarci nell’oggi.

E oggi, la grancia è in uno stato di conservazione precario. Attualmente la struttura non è visitabile perché completamente sotto impalcature, sia all’esterno che all’interno, nella parte non di proprietà di privati ma di pertinenza delle istituzioni.

Ma essa è un bene da salvaguardare o, meglio, da salvare dato che è uno dei pochi esempi esistenti ancora di fattoria fortificata.

Certamente non è un’ “impresa” facile: da troppi anni versa in questo stato ed è sempre più usurata dall’essere esposta agli agenti atmosferici dato che (ed è la mancanza più grande) è solo coperta da un telo, essendo priva di tetto. Vedere un complesso così imponente, importante, una testimonianza del medioevo senese che si sta sgretolando sgretola il cuore.

 

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Certo gli investimenti da farvi sono imponenti, ma oggi le strade da percorrere sono diverse: raccolta fondi, bandi, non so non ho la risposta. Forse uno spiraglio si può aprire in futuro dato che è notizia recente il fatto che la via Francigena è stata inserita all’interno del Recovery Plan, ovvero il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Perché parlo della via Francigena? Attualmente il tratto principale non attraversa Cuna, come sarebbe filologicamente corretto dato che fin dall’XI secolo nel borgo è attestata la presenza di un hospitium che accoglieva (dando loro cibo e riparo per la notte) proprio i pellegrini che su questa strada transitavano per i viaggi di preghiera e pellegrinaggio.

Il Presidente della Cultura al senato Riccardo Nencini, insieme all’Assessore al turismo del Comune di Siena (capofila per la gestione dei tratti francigeni di questa area della Toscana), con i Comuni del territorio e l’Associazione Nazionale Vie Francigene, si stanno muovendo proprio per far “transitare” nuovamente da dentro Cuna l’antica via di pellegrinaggio e questo potrebbe “spostare”, intanto, parte dei fondi, stanziati proprio dal Recovery Plan per la riscoperta dei borghi storici. Del resto questi verranno destinati proprio a valorizzare i cammini antichi, luoghi di accoglienza per i pellegrini (Cuna è il solo “punto acqua” del cammino da Siena a Buonconvento, per dire) e strutture di valenza storica legate proprio al secolare passato di coloro i quali, su queste strade, hanno lasciato le proprie impronte prima di noi. Solo per fare alcuni numeri nell’estate 2020, anno di Covid, la Francigena è stata percorsa da centinaia di persone. E persone del luogo date le difficoltà di spostamento. Per il futuro sarà a loro, al turismo “vicino”, che dovremo guardare e strutture come la grancia vanno ristrutturate e rese fruibili per chi, pur abitando a “quattro passi”, vorrà andare a visitarle (ma voi dentro ci siete mai stati?), proprio come per i loro, i nostri antenati, che vivevano a “quattro passi”, e per rispondere ai loro bisogni vennero costruite.

Ed ecco che, come la grancia nacque sul cammino francigeno a partire dal 1314, grazie al voler migliorare i percorsi del cammino francigeno (ma questa è solo una delle strade da percorrere, per restare in tema) si potrebbe ripartire nella sua ristrutturazione.

Costretti dalla pandemia forse ora apriamo gli occhi e apprezziamo davvero la fortuna di vivere in queste terre e ciò che ci tramandano. Non serve, talvolta, attraversare il mondo per vedere la bellezza, noi la calpestiamo ogni giorno. Ci circonda, per cui è nostro dovere averne cura e lasciarla a chi verrà dopo di noi. Perché questa sarà anche la loro terra, la loro bellezza, il passato nel quale affonderanno anche le loro radici.

 

La Grancia di Cuna: lo stato attuale. Un gioiello unico di architettura medievale che stiamo perdendo

La Grancia di Cuna: lo stato attuale. Un gioiello unico di architettura medievale che stiamo perdendo

Dopo aver raccontato, la scorsa settimana in questa rubrica, la storia della nascita, dello sviluppo e dell’importanza che la grancia di Cuna ha rivestito dal XIV secolo per l’ospedale di Santa Maria della Scala, che ne era il proprietario e per il quale fungeva da magazzino per farine e granaglie, e dopo aver sottolineato l’importanza che aveva per l’intera città di Siena dato che, vista la capienza, in tempi di carestie, pestilenze e guerre è stato davvero il “granaio” che conteneva le scorte di cibo per la città, ecco adesso è venuto il momento di fermarci nell’oggi.

E oggi, la grancia è in uno stato di conservazione precario. Attualmente la struttura non è visitabile perché completamente sotto impalcature, sia all’esterno che all’interno, nella parte non di proprietà di privati ma di pertinenza delle istituzioni.

Ma essa è un bene da salvaguardare o, meglio, da salvare dato che è uno dei pochi esempi esistenti ancora di fattoria fortificata.

Certamente non è un’ “impresa” facile: da troppi anni versa in questo stato ed è sempre più usurata dall’essere esposta agli agenti atmosferici dato che (ed è la mancanza più grande) è solo coperta da un telo, essendo priva di tetto. Vedere un complesso così imponente, importante, una testimonianza del medioevo senese che si sta sgretolando sgretola il cuore.

 

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Certo gli investimenti da farvi sono imponenti, ma oggi le strade da percorrere sono diverse: raccolta fondi, bandi, non so non ho la risposta. Forse uno spiraglio si può aprire in futuro dato che è notizia recente il fatto che la via Francigena è stata inserita all’interno del Recovery Plan, ovvero il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Perché parlo della via Francigena? Attualmente il tratto principale non attraversa Cuna, come sarebbe filologicamente corretto dato che fin dall’XI secolo nel borgo è attestata la presenza di un hospitium che accoglieva (dando loro cibo e riparo per la notte) proprio i pellegrini che su questa strada transitavano per i viaggi di preghiera e pellegrinaggio.

Il Presidente della Cultura al senato Riccardo Nencini, insieme all’Assessore al turismo del Comune di Siena (capofila per la gestione dei tratti francigeni di questa area della Toscana), con i Comuni del territorio e l’Associazione Nazionale Vie Francigene, si stanno muovendo proprio per far “transitare” nuovamente da dentro Cuna l’antica via di pellegrinaggio e questo potrebbe “spostare”, intanto, parte dei fondi, stanziati proprio dal Recovery Plan per la riscoperta dei borghi storici. Del resto questi verranno destinati proprio a valorizzare i cammini antichi, luoghi di accoglienza per i pellegrini (Cuna è il solo “punto acqua” del cammino da Siena a Buonconvento, per dire) e strutture di valenza storica legate proprio al secolare passato di coloro i quali, su queste strade, hanno lasciato le proprie impronte prima di noi. Solo per fare alcuni numeri nell’estate 2020, anno di Covid, la Francigena è stata percorsa da centinaia di persone. E persone del luogo date le difficoltà di spostamento. Per il futuro sarà a loro, al turismo “vicino”, che dovremo guardare e strutture come la grancia vanno ristrutturate e rese fruibili per chi, pur abitando a “quattro passi”, vorrà andare a visitarle (ma voi dentro ci siete mai stati?), proprio come per i loro, i nostri antenati, che vivevano a “quattro passi”, e per rispondere ai loro bisogni vennero costruite.

Ed ecco che, come la grancia nacque sul cammino francigeno a partire dal 1314, grazie al voler migliorare i percorsi del cammino francigeno (ma questa è solo una delle strade da percorrere, per restare in tema) si potrebbe ripartire nella sua ristrutturazione.

Costretti dalla pandemia forse ora apriamo gli occhi e apprezziamo davvero la fortuna di vivere in queste terre e ciò che ci tramandano. Non serve, talvolta, attraversare il mondo per vedere la bellezza, noi la calpestiamo ogni giorno. Ci circonda, per cui è nostro dovere averne cura e lasciarla a chi verrà dopo di noi. Perché questa sarà anche la loro terra, la loro bellezza, il passato nel quale affonderanno anche le loro radici.