Che i senesi avessero partecipato in modo massiccio alle crociate in Terra Santa ormai è cosa nota, anche se si continua a discutere sul numero esatto di quanti si recarono effettivamente “oltre mare”.

Sulle prime cinque spedizioni non ci aiutano affatto le antiche cronache senesi, scarse di notizie, ma infarcite di eroiche gesta spesso non supportate da nessun tipo di documento. Non ci resta che incrociare tutti i dati che abbiamo per trarne almeno una verità approssimativa.

Alla prima crociata (1097-1099), bandita da Papa Urbano II e preceduta dal Concilio di Clermont, vi parteciparono mille o duemila senesi, guidati dai nobili Bonifazio e Domenico Gricci. Dei Gricci non sappiamo molto se non che avevano una possente torre davanti alla chiesa di San Pietro in Camollia. Anche il Malavolti, nella sua celebre Historia di Siena, conferma l’ubicazione di questa famiglia nella zona predetta: “…seguitavan poi le famiglie de Cerracchini, de Gricci e degli Orlandini Antichi che eran signori della Triana e havevano le loro case sopra la piazza Paparoni; e Serramolli, e Mangoni a canto alla porta a Camollia; le torri de quali furon disfatte l’anno 1554 dall’artiglieria…”

Le truppe che sbarcarono in Asia erano guidate da un gruppo di nobili: Raimondo Duca di Provenza, Goffredo di Buglione della Bassa Lorena, Boemondo di Taranto e Baldovino delle Fiandre, fratello di Goffredo. Nel 1099 (15 luglio), riuscirono ad entrare in Gerusalemme, ma non prima di aver espugnato Edessa ed Antiochia.

I senesi erano parte dell’esercito guidato da Boemondo di Puglia (circa dodicimila unità) e nel 1098 (2 giugno) avevano espugnato la città di Antiochia, dopo un assedio durato molti mesi. La leggenda narra che un nobile senese, Salimbene Salimbeni, fu il primo a violare le mura di quella città: “seguitato da molti senesi fu il primo che salì sulle mura e siccome in tale acquisto il valore dei senesi fu molto lodato, Salimbene fu fatto patriarca di quella città”. Scrisse di lui il Bisdomini che sentendosi tentato di vanagloria, per vincerne gli assalti, nascose la sua dignità sotto poveri abiti e andò sconosciuto in Gerusalemme a fare il muratore con tanti altri che riaccomodarono le chiese guastate dai saraceni. Un Conte d’Oriente, che sopraintendeva a questi lavori, lo riconobbe e Salimbene fu riaccompagnato con tutti gli onori in Antiochia.

In realtà non sappiamo se Salimbene Salimbeni fu davvero nominato Patriarca di Antiochia e nemmeno se avesse rinunciato a quella carica, ma le sue gesta furono impresse qualche secolo dopo in un dipinto che ancora oggi è fruibile nel Palazzo Pubblico di Siena. 

L'affresco in foto fu opera di Ventura Salimbeni (1568-1613), probabilmente un discendente dello stesso Salimbene che, oltre a dipingere l’assalto alle mura di Antiochia, volle esaltare le famiglie nobili senesi che parteciparono alla prima crociata riportandone nell’opera gli stemmi di ognuna.

Tra la prima e la seconda crociata ed esattamente nel 1113, un contingente senese venne inviato assieme ai pisani alla riconquista delle Isole Baleari. Questa, pur non essendo considerata una vera e propria crociata, fu tuttavia una spedizione militare contro i musulmani e si concluse con la vittoria dell’armata cristiana.

La seconda crociata (1147-1150), fu bandita da papa Eugenio III e guidata da due sovrani europei: Corrado III di Svevia e Luigi VII di Francia.

Poco sappiamo dei senesi che vi parteciparono se non che vi furono inviati circa “500 della più nobile fiorita gioventù”.

D’altronde non si poteva dire di no ad Eugenio III che proprio nel 1146 aveva soggiornato a Siena per diversi giorni: “Il Pontefice Eugenio III, adì 14 di maggio 1146 entrò in Siena ed il Vescovo Ranieri col Clero andatogli incontro alla Porta della Città accompagnollo e ricevello nel palazzo del suo Vescovado, dove dopo messe la dimora per più giorni, e doppo partì alla volta di Pisa”. Ed ancora da un’altra cronaca: “Egli ricevette dal popolo tali e tante dimostrazioni di divozione e di amore, da doverne lacrimare di tenerezza. Dimorovvi più giorni accordando indulgenze, limosine e grazie in ogni maniera”. Secondo il Padre della Valle, dopo questa crociata nella città di Siena “di tre Consoli due erano Nobili e uno Popolare, vantaggio riportato per la gita de’ Nobili alla Crociata del 1150

Appuntamento alla settimana prossima con la seconda parte.