Ma davvero le rivalità tra Contrade stanno scomparendo? La domanda, forse non disinteressata, è emersa dopo le sanzioni, in via di deliberazione, a seguito dei fatti avvenuti al canape per il recente Palio d’Agosto.
Veniva sostenuto che le decisioni, ritenute pesanti, avrebbero come conseguenza per il futuro, costretto le Contrade a non mettere in atto azioni di disturbo, facendo così venire meno lo spirito della nostra corsa che è una giostra e non un corsa da ippodromo.
Premessa: si può dire che al canape esiste da sempre il tentativo, riuscito o meno, di disturbare la partenza dell’avversaria e le sanzioni non sono mai mancate, quindi poco si capisce perché il timore sia emerso solo ora.
Sarebbe stato meglio e più utile alla regolarità del Palio focalizzare l’attenzione sulla disparità del peso delle sanzioni sancite nel corso degli anni, a parità di azione di disturbo. Dovremmo pretendere che si cominciasse a definire, da parte della Giunta comunale, una sorta di giurisprudenza che servirebbe, eccome, a evitare ingiustizie palesi e insopportabili. Se questo fosse, Capitani, Contrade e fantini, potrebbero così meglio considerare l’opportunità o meno di mettere in atto azioni di disturbo, sapendo con certezza quale sarebbe la conseguenza. Oggi questa certezza del diritto non sussiste e ogni Giunta ritiene giusto applicare un proprio metro di valutazione che finisce per danneggiare o favorire questa o quella Contrada, talvolta senza nemmeno motivare il perché del peso della sanzione. L’attuale Giunta, almeno, respingendo le motivazioni a discolpa presentate da fantini e Contrade ha dettagliatamente espresso i motivi per cui queste non sono state ritenute valide; è un passo avanti ma occorre fare di più.
Sono altri i motivi per cui esiste il pericolo che il Palio sia “ingessato” e privo di passioni e le responsabilità sono esterne alla Festa ma anche interne.
In particolare il nuovo atteggiamento assunto dalla Magistratura in merito ai fronteggiamenti tra Contrade che avvengono in Piazza: tali eventi vengono ora assimilati a risse e quindi seguono le previsioni dei codici (civile e penale) che regolano la giustizia ordinaria. Fino ad oggi non è passata la tesi difensiva delle Contrade che sostengono che i “confronti” tra avversarie fanno parte della tradizione e quindi, se non sconfinano nella gratuita violenza, dovrebbero essere visti come facenti parte del rituale paliesco da considerare, dalla Magistratura, con benevolenza. Le condanne personali invece sono fioccate mentre le assoluzioni sono avvenute solo perché non erano state con certezza assoluta identificate le persone responsabili dei fatti: questo può davvero, per comprensibili timori, far venire meno una delle forme di rivalità che oltre a far parte della nostra storia, quasi sempre, si concretizza, in un fronteggiamento di pochi minuti con regole non scritte ma sempre presenti quindi senza gravi conseguenze.
Di recente si è parlato di una proposta di legge nazionale che, per fatti di Palio, renderebbe necessaria una denuncia di parte (che difficilmente scatterebbe) per attivare la Magistratura; ma per ora è solo una proposta. Diverso è quando lo scontro cambia di tempo e luogo, cioè non è collegato ai momenti della corsa e avviene in luoghi diversi dalla Piazza, in questo caso vengono meno le tesi difensive delle Contrade. Si tratta di vere e proprie aggressioni organizzate con false motivazioni di vendetta che sono inaccettabili e lontane anni luce dal concetto di rivalità: si chiama violenza grave.
Ci sono altri comportamenti che possono determinare lo snaturamento delle rivalità; tra questi lo spirito con cui si affrontano momenti di sport (specie nel calcio) dove le squadre si sentono nemiche e come tali si comportano.
Lo stesso uso dei social è molto pericoloso perché il previsto e accettabile sfottò diventa talvolta purtroppo violenza verbale se non vero e proprio odio. Occorre poi che il mondo contradaiolo elimini antichi vizi: ad esempio offese ai simboli delle Contrade (bacheche, colori, fontanine battesimali, danneggiamenti al territorio avversario, eccetera) che niente hanno a che fare con il sano spirito di fazione.
Questi i veri pericoli che possono cambiare le antiche rivalità in inimicizia con tanti saluti allo spirito paliesco del quale spesso ci vantiamo e lo differenziamo dall’insano tifo degli stadi.
In sintesi le rivalità sono il sale e il pepe del Palio e non saranno le sanzioni per i fatti della Mossa ad annullarle, ma se non poniamo in essere da subito decisi antidoti, saremo noi stessi ad avere la responsabilità di una degenerazione, purtroppo in parte già in essere.