Se ne parla da oltre quarant'anni e da altrettanti si sente dire, e si legge, che è l’ora di ricercare una maggiore equità nelle sanzioni legate a infrazioni al Regolamento del Palio: tutti rilevano che in materia esiste un vulnus e cioè una lesione di un diritto, che rappresenta, cito, “una offesa che può produrre profonda destabilizzazione di un principio e di una norma”.

La giustizia paliesca è da sempre sul banco degli imputati, fortemente contestata da coloro che subiscono le sanzioni e più volte sull’orlo di essere seriamente modificata, ma rimane intatta o addirittura peggiorata dalle periodiche modifiche messe in atto congiuntamente dal Comune e dal Magistrato delle Contrade. Esiste in materia un fatto strano: gli stessi “colpevoli” una volta puniti, polemizzano, criticano e minacciano ma al momento di porre rimedio a reali o presunte ingiustizie non hanno il coraggio (o la forza) di proporre e sostenere profonde modifiche allo scopo di limitare, se non escludere, il vulnus di cui si diceva evidenziato con esempi e prove che quasi mai ricevono adeguate spiegazioni.

Sull’argomento esiste soprattutto un problema grave in punto di diritto: non esiste processo disciplinare in cui la totale competenza ricada in mano di un singolo soggetto (nel nostro caso l’Assessore al Palio e la Giunta Comunale, di fatto lo stesso attore): istruttoria, contestazione degli addebiti - spesso con carente se non mancante motivazione - definizione della sanzione o, viceversa, archiviazione, senza nessun controllo giurisdizionale di un organo a cui ricorrere in quanto non previsto o rifiutato, per scelta, dalle stesse Contrade. I soggetti colpiti da sanzione hanno la sola facoltà di proporre, a discolpa, le loro motivazioni quasi mai accolte.

Dal 1981 l’organo mancante fu individuato nel Consiglio Comunale (con scarsa logica, merito e successo…) poi vanificato con la delibera del 1991 (approvata a “maggioranza” dai Priori, in contrasto con le Costituzioni del Magistrato delle Contrade) che escludeva la possibilità di modificare il giudizio lasciando solo la possibilità di accogliere o respingere i ricorsi.

Nel 1999 fu individuata la figura dell’Assessore al Palio con pieni poteri nella formulazione degli addebiti, previa istruttoria, cui possono opporsi motivatamente i sanzionati (Contrade e fantini) per giungere al giudizio definitivo e inappellabile emesso dalla Giunta guidata dal Sindaco; di fatto giudice unico che ingloba l’Assessore al Palio che come gli altri membri sono di nomina del Sindaco stesso.

Da quest’anno, a conclusione dei lavori di una commissione mista (Consiglieri Comunali/Priori/Presidente Comitatto Amici del Palio) giusta la delibera del Consiglio Comunale n. 99 del giugno 2019 sono state apportate modifiche a 23 articoli del Regolamento del Palio, alcune di indubbio significato come la regolamentazione delle proposte per i Palii straordinari, la nomina dei Deputati della Festa, il numero dei Fiduciari dei Capitani, le norme per la presentazione dei cavalli, il ruolo della Commissione dei veterinari, i criteri per la pittura del Palio eccetera.

È rimasto ancora insoluto tutto il meccanismo relativo alla giustizia (artt. 98 e 99) non prevedendo criteri diversi per giungere a una più equa gestione. Si è appesantito il ruolo dell’Assessore Delegato che basandosi esclusivamente sulla relazione dei Deputati della Festa, notificherà alle Contrade gli addebiti. Le Contrade possono replicare e lo stesso Assessore - con motivata decisione, si dice...- archivierà o proporrà i provvedimenti sanzionatori; dopo di che sarà possibile, di nuovo, presentare discolpe. L’aver aumentato da uno a due i passaggi dell’istruttoria non garantisce certo l’equità perché la definitiva decisione spetterà comunque alla Giunta (escluso l’Assessore) contro la quale non sono previsti ricorsi. Il problema di fondo rimane, aggravato dal fatto che, mentre le Consorelle finora hanno avuto la facoltà di presentare documentazioni relative a infrazioni (presunte) a carico di altre Contrade, dai palii del 2020 le stesse potranno produrre documenti, fotografie e filmati solo di natura difensiva. Evidentemente anche eventuali notifiche presentate da soggetti terzi in qualche modo legati a fatti avvenuti nella Piazza o nei dintorni di essa, non avranno dignità di prova.

Ciò che non figurerà nella relazione dei Deputati della Festa non sarà oggetto di valutazione precludendo così la possibilità di sanzionare comportamenti, anche gravemente irregolari, posti in essere ma non evidenziati da detto organo. In questo senso quanto avvenuto nel 2017 e nel 2019 cui è seguito il silenzio del “giudice”, non ha provocato ripensamenti.

Contro tutto ciò, per volontà delle Contrade e per alcune sentenze che fanno certamente giurisprudenza, è esclusa la possibilità di ricorrere a organi statali esterni alla città. Nel 1974 fu presentata istanza al TAR Toscana avverso squalifica di un Palio del fantino De Gortes: ne seguì la sospensione della sanzione e il ricorso al Consiglio di Stato che si pronunciò cinque anni dopo respingendo nel merito. Nel 1989 ci provò la Contrada Capitana dell’Onda ricorrendo ancora al TAR che accolse le tesi difensive del Comune con accertamento del difetto assoluto di giurisdizione amministrativa sul problema delle sanzioni paliesche. Il tutto era stato preceduto da un accordo tra le 17 Consorelle che, nel 1984, avevano riconosciuto in capo alla sola Amministrazione Comunale il diritto di sanzionare in materia; questo - forse - facilitò la sentenza del TAR che prese atto di una sorta di materia metagiuridica in base alla quale non scattò l’art. 113 della Costituzione che altrimenti avrebbe impedito ogni ipotesi di limitazione circa l'impugnabilità di atti amministrativi dinanzi agli organi della giustizia amministrativa: pertanto quell’accordo tra Contrade (mai più... tradito) pur giuridicamente irrilevante favorì quella sentenza.

Oggi nessuno mette in discussione il fatto che l’amministrazione della giustizia paliesca faccia carico all’organizzatore della Festa, ma è altrettanto chiaro che si imporrebbe una revisione regolamentare e, soprattutto, una applicazione più garantista.

In punto di fatto abbiamo più volte assistito, come dimostrano studi recenti e meno recenti, che fatti analoghi se non uguali, hanno subito sanzioni diverse.

Certi episodi di pubblico dominio non sono stati nemmeno analizzati dal giudice pur in presenza di documenti chiarissimi, mentre è stato sufficiente un “sentito dire” senza riscontro probante per giustificare punizioni “esemplari”. Altre volte è stato stravolto l’iter e le competenze regolamentari circa l’organo decisionale per sanzionare fatti sfuggiti all’Assessore Delegato.

Su tale difformità cito solo alcuni esempi.

- Aggressione a dirigenti di Contrade o monturati: nel corso degli anni si è andati dalle censure alle deplorazioni, dalle squalifiche ai proscioglimenti.

- Offese a Pubblico Ufficiale: censure, deplorazioni, squalifiche, proscioglimenti.

- Minacce o aggressioni al Mossiere: censure, deplorazioni, squalifiche.

- Risse (diremo fronteggiamenti…) con coinvolgimento di pubblici ufficiali: censure, squalifiche, proscioglimenti.

Per non parlare di cambio di posto al canape, di ostacolo grave alla partenza o di ostacolo durante la corsa: la casistica è vastissima e segna il punto più grave.

Tale incoerenza la si riscontra anche nelle affermazioni succedutesi negli anni da parte dei Sindaci: ad esempio nel 2017 fu garantita la definizione di una griglia sulle sanzioni pregresse (una specie di giurisprudenza sui casi sottoposti a giudizio) sui quali la Giunta si sarebbe attenuta per giudicare casi analoghi. Intenzione tradita nei fatti. Ovviamente, come in ogni processo, ci possono essere aggravanti o attenuanti ma il risultato non può essere una totale difformità di sanzione di fronte a casi analoghi se non uguali.

È evidente che in materia, peraltro come nella giustizia ordinaria, sia particolarmente difficile pervenire a sanzioni eque, commisurate al fatto e soprattutto coerenti con il Regolamento, ma talvolta, negli anni, si è avuta la sensazione che si voglia mantenere il “potere” sanzionatorio esclusivo per motivi che lascio intendere a chi legge.

Occorrerebbe che le Consorelle valutassero che se lo strumento è imperfetto prima o poi accadrà a tutte di essere colpite da tale imperfezione e che tentare forme di revisione e controllo più ampio potrebbe giovare a tutte e non solo alle Contrade con l’avversaria, come talvolta erroneamente è parso che venga considerato.

L’argomento non è tra quelli di minore importanza, sia per la necessaria equità che si impone in ogni atto dell’Amministrazione Comunale sia per le complicazioni e disturbi che una giustizia… ingiusta comporta all’interno dei Rioni, con fermenti che talvolta scadono nel “politico”, propositi di vendetta difficilmente sedabili da parte delle dirigenze.

È di tutta evidenza che trovare una migliore soluzione, avendo come certo il fatto che il potere sanzionatorio non può che essere affidato all’organizzatore del Palio, niente vieterebbe che lo stesso ente, in accordo con le Contrade che sono gli attori primi della Festa, ricercassero forme che pur mantenendo in mano pubblica la giustizia potessero prevedere un alleggerimento del potere sanzionatorio esclusivo affidando ad un giudice terzo il ruolo di ultima istanza in caso di sanzioni ritenute improprie e vessatorie. Penso ad un organo di nomina congiunta Comune/Magistrato formato da ex dirigenti di Contrada e/o esperti della materia, con nomina annuale ed eventuale presenza del Sindaco come garante (magari senza voto doppio in caso di parità nel giudizio tra i membri).

Potrebbe essere questo uno dei modi per evitare che la giustizia nel Palio si trovi sempre... sul banco degli imputati. I soggetti interessati prima o poi dovranno pervenire a una qualche somiglianza con la giustizia ordinaria sia negli organi istituzionalmente previsti che nei criteri sanzionatori. Altrimenti in tanti continueremo a dire “giustizia vo cercando” con danno alla credibilità della nostra Festa e ai rapporti tra i popoli e le autorità comunali.

Fonti consultate
Regolamento per il Palio di Siena;
Delibera del Consiglio Comunale n. 99/2019;
Atti della Tavola Rotonda organizzata dalla Associazione Culturale “I Battilana” della Contrada della Torre: “La giustizia nel Palio: orientamenti a confronto” (ottobre 1994);
Archivio della Nobile Contrada dell’Oca;
NN. 1/1985 e 173/2018 del periodico “Il Carroccio di Siena”.

(Foto Giulia Brogi)