Deschema, una band di successo tutta senese. Alternative pop e musica elettronica sono i loro generi di riferimento, i loro testi tutti in italiano. La loro storia è nata nel 2008 e hanno esordito con il nome di Ghost Space. Oggi la formazione definitiva è composta da Gianluca Polvere (voce e tastiere), Emilio Goracci (basso), Massimiliano Manetti (batteria), Giulio Cappelli e Nicola Facco (chitarre).

Nel 2017 hanno pubblicato il loro primo album e nel 2018 sono arrivati con grande entusiasmo a calcare il palco di Sanremo Giovani dopo anni di gavetta e tanti altri riconoscimenti nel curriculum.

Ma chi sono veramente? Ci siamo incontrati per fare due chiacchiere e conoscerli meglio.

Da Ghost Space a Deschema.

Quando e perché questo vostro cambiamento?

Il cambiamento è avvenuto nel 2016, sentivamo l'esigenza di dare una nuova veste al nostro progetto. Suonando insieme fin da quando eravamo ragazzini, era scontato e naturale il passaggio ad un'identità più matura e definita. Da lì è nato il concetto di rompere gli schemi con il passato e ripartire da zero tracciando un strada totalmente nuova al livello di sound e di immagine. Il desiderio di “deschematizzare” si è esteso poi anche ai testi dove ci piace parlare delle nostre esperienze e delle nostre idee nei confronti del mondo che, di questi tempi, non sempre convince e rappresenta quelli della nostra generazione.

Le vostre influenze sono ben chiare. Quali sono i vostri punti di riferimento e quali sono gli album o le canzoni a cui siete maggiormente legati?

Suoniamo insieme da quando abbiamo 13/14 anni e, chiaramente, le influenze si sono evolute nel tempo. Partiamo tutti da una solida base rock quindi Led Zeppelin, Queen, Police, Muse, Linkin Park, Red Hot, Foo Fighters. Successivamente ci siamo avvicinati alla musica pop ed elettronica e abbiamo ascoltato molta musica anni '80. Abbiamo poi riscoperto la musica italiana e stimiamo davvero band storiche come Subsonica, Negrita, Litfiba e quelle più recenti come ad esempio Fask, Ministri, Ex-Otago, Pinguini Tattici Nucleari.

Non ci piace però avere punti di riferimento troppo precisi perché è davvero limitante e, per come siamo fatti noi, potremmo tranquillamente passare dal metal al neo soul in cinque minuti.

Come sta andando il vostro ep d’esordio? Quale messaggio volete lanciare?

L'Ep è uscito nei primi mesi del 2017 e ha raccolto recensioni molto positive. è stato il nostro primo approccio al livello discografico quindi volevamo semplicemente tenerci più strade aperte e far notare la nostra esistenza. Questo si riflette sulle varie canzoni perché il sound è molto vario pur mantenendo dei canoni precisi nelle strutture. Anche i testi variano molto, a volte perdendosi in qualche ingenuità. Abbiamo aggiustato il tiro nei pezzi successivi perché abbiamo realizzato meglio il messaggio che volevamo comunicare.

Se poteste definire la vostra musica con un’unica parola, quale sarebbe e perché?

Rivalsa. È la prima parola che ci viene in mente perché riassume il concetto di fondo della nostra scrittura, il “desiderio di rivalsa” dai momenti cupi della vita e dalle difficoltà che a volte dobbiamo affrontare sul nostro cammino.

Cosa credete vi contraddistingua rispetto ad altre band?

Potrà sembrare strano o banale ma forse quello che ci contraddistingue è proprio il fatto di essere una “vera band” in tutto e per tutto. Noi non siamo un frontman e i musicisti dietro ma siamo cinque ragazzi, amici, che hanno lo stesso peso nelle decisioni e nella scrittura e l'apporto di ognuno è fondamentale. Questa non è proprio una mentalità italiana ma la differenza si vede dal vivo. L'affiatamento e l'energia che sprigioniamo dal vivo è la prova lampante e si sente chiaramente. Non vogliamo sembrare presuntuosi ma per noi questo aspetto è di vitale importanza perché diamo sempre il 100% in quello che facciamo e gli artisti che ammiriamo di più ragionano allo stesso modo.

Da Siena a Sanremo la strada non è stata né facile né breve…

Molto, molto lunga ma ha incrementato la soddisfazione alla fine. Siamo partiti ad agosto 2018 con Area Sanremo e abbiamo superato sei selezioni, poi la selezione finale con la commissione Rai e Claudio Baglioni, e infine siamo arrivati sul podio di Sanremo Giovani, secondi al televoto. Siamo partiti in quasi tremila candidati e siamo gli unici da Area Sanremo, senza avere etichette o agenzie alle spalle, a essere arrivati sul podio, vincendo il tour mondiale e salendo sul palco dell'Ariston, durante la serata finale del Festival, davanti a dodici milioni di persone. Abbiamo sempre ribadito che questo rappresenta un punto di inizio e non un traguardo ma è ovvio che la soddisfazione e l'orgoglio siano enormi.

La tournée mondiale dopo Sanremo Giovani quali opportunità vi ha offerto?

Sicuramente il fatto di aver potuto visitare l'intero pianeta rappresentando il nostro Paese in qualità di ambasciatori e portando in giro per il mondo la nostra musica. Per un artista italiano è molto difficile fare un tour mondiale, figuriamoci una band emergente. È un'esperienza artistica e di vita senza uguali e poter dire di aver girato il mondo a vent'anni grazie alla tua musica è una “roba assurda”. Abbiamo ancora negli occhi le immagini del Giappone, dell'Australia, il clima argentino e la neve di Toronto il giorno dopo.

Cosa ne pensate dei talent show?

Noi non ci siamo mai schierati contro i talent ma la maggior parte della gente pensa che basti quello per “sfondare”. Non è così perché il talent è appunto un'opportunità, una vetrina se vuoi, ma non può per sua natura definire una carriera in due mesi di televisione. L'artista deve convincere il pubblico a casa del suo valore perché poi ciò che conta sarà fuori dal talent, quando la gente pagherà un biglietto perché colpita da quel determinato artista. In sostanza, dipende da come sai usare quella vetrina. Il percorso che abbiamo fatto noi negli scorsi mesi non è un talent ma condivide con esso l'idea di avere un palco molto importante attraverso il quale farsi conoscere davanti al grande pubblico. Abbiamo raggiunto questi risultati con le nostre forze e ne siamo fieri ma non ci siamo mai sentiti arrivati nemmeno per un secondo.

Avrete senz'altro affrontato alcuni ostacoli legati alla logistica e all’aspetto economico. Quali sono stati, come siete riusciti a finanziarvi?

Abbiamo sempre usato la politica della cassa comune, derivata dai cachet dei live, che sfruttavamo per ogni tipo di spesa. In questo modo non abbiamo mai dovuto gravare né su noi stessi né sulle nostre famiglie e, in certi casi, continuiamo a farlo anche oggi. Per la logistica siamo stati fortunati nell'aver avuto una stanza a casa di Max, il batterista, che abbiamo sfruttato come sala prove per molti anni. Oggi proviamo in un luogo più grande e fuori dai centri abitati così nessuno ci odia più!

Come vedete il panorama della musica emergente di Siena?

Tra città e provincia c'è un panorama vario. Si spazia dal post rock strumentale dei nostri amici Red Light Skyscraper, all'alternative rock dei Ros, altri nostri amici e reduci da X Factor due anni fa, e poi il rock delle I Scream, il punk noise degli Impatto Zero, ancora gli Aritmya, gli Oga Magoga, gli Odio e i Miss Up Mind e altre nuove band che stanno nascendo. Qualche giorno fa ci è stato inviato un video di una giovanissima band, i BrainDrain, che ha suonato la cover di “Cristallo” , il pezzo che abbiamo portato a Sanremo Giovani. Ci siamo commossi per l'emozione.

Come nascono le vostre canzoni?

Scriviamo la parte musicale insieme mentre i testi sono scritti dal nostro batterista Max che poi si confronta con il cantante Gianluca per far sì che il testo si incastri bene con la linea di voce. Il processo di scrittura dipende in gran parte da noi cinque ma abbiamo anche i nostri fidati collaboratori “Jappo” e Alessandro del Virus Recording Studio che ci danno una mano nel processo di arrangiamento poiché lì è dove registriamo le nostre canzoni da anni.

Avete mai collaborato con altri artisti? Se si con chi?

Non ci è mai capitato ma ci piacerebbe molto fare una collaborazione in futuro. Siamo rimasti in buoni rapporti con altri degli artisti che erano a Sanremo Giovani, soprattutto quelli che hanno partecipato al tour mondiale con noi: Mahmood, Einar, La Rua, Nyvinne. Sarebbe interessante riuscire a collaborare con qualcuno di loro quindi chissà, magari un giorno lo faremo se ci sarà occasione.

I Deschema sono...

Gianluca è il motore e il motivatore della band: riuscirebbe a essere ottimista anche se il palco si trovasse su una nave che sta affondando. Giulio è il moderatore, è quella persona che ti riporta sempre con i piedi per terra. Nik è il più bello del gruppo. Emilio è il tipo risoluto, quello che cerca di trovare sempre una soluzione a tutto. Max è il tipo riservato ma allo stesso tempo polemico come pochi.

Se non foste musicisti chi sareste?

Siamo tutti ragazzi abbastanza multitasking ed è importante lasciarsi sempre altre strade. Certo è che la passione per la musica è stata coltivata con dedizione e impegno perché abbiamo tutti titoli di studio, chi il diploma del Conservatorio, chi lauree Bachelor of Arts. Siamo praticamente tutti insegnanti di musica e siamo coinvolti anche in attività collaterali come, ad esempio, Giulio che si è interessato alla musicoterapia. È sempre difficile rispondere a questo tipo di domande perché noi ci focalizziamo sul presente ed è giusto farlo. Non è detto, inoltre, che in futuro non si possano aprire anche altri scenari ma la musica rimane comunque una parte essenziale della nostra vita, una passione che ci dà sia tormenti e ansie sia grandissime soddisfazioni.

Il vostro lavoro porta via tempo alla vita personale, al tempo libero e agli affetti.

Il tempo libero viene sempre impiegato per il gruppo e ogni fine settimana siamo in sala prove per scrivere, provare il live o altre cose. Ciò indubbiamente prosciuga energie, toglie del tempo ad altri progetti o semplicemente agli affetti appunto. In effetti, questo modo di fare non andava proprio a genio a qualche nostra fidanzata. Possiamo solo dire che la band è un po' il centro del nostro universo quindi non avvertiamo eccessivamente il peso dal momento che abbiamo investito tanto delle nostre vite per una cosa che ci piace fare e i risultati degli ultimi mesi non hanno fatto altro che alimentare la fiamma dentro di noi. Nel resto della settimana ci sentiamo poco per creare un distacco tra le nostre vite personali e la vita artistica così da non consumare i rapporti e arrivare con le batterie ricaricate ogni volta che ci troviamo.

Il prossimo obiettivo da raggiungere, i progetti futuri.

Nei primi di Novembre abbiamo pubblicato il nostro nuovo singolo “Tabula Rasa”. È un pezzo al quale teniamo molto perché rappresenta il momento in cui ci eravamo smarriti e non riuscivamo più a capire quale fosse la strada giusta per noi. Abbiamo deciso di ripartire da zero, senza preconcetti, e sono accadute delle cose bellissime e inaspettate che abbiamo guadagnato con il sacrificio e l'impegno. La canzone rappresenta un nuovo inizio ed è un invito per chi vuole ricominciare e scoprire nuovi scenari della propria vita. Noi ripartiamo da qui, dopo le esperienze incredibili degli ultimi mesi, e non ci vogliamo fermare. L'obiettivo futuro è scrivere canzoni sempre migliori e arrivare ad un pubblico più ampio, suonando magari in città dove ancora non siamo mai stati. Vogliamo intorno persone che credano in noi e che ci aiutino concretamente perché quello che creiamo ha un grande valore per noi che amiamo davvero la musica.