L’uso di rilegare i registri della Biccherna con copertine dipinte, iniziato attorno alla metà del Duecento (la tavoletta più antica ancora oggi conservata è del 1258),  è continuato per oltre duecento anni. Tuttavia le pitture erano danneggiate dalla manipolazione e dallo sfregamento e non erano visibili a tutti, pertanto alla metà del Quattrocento si decise di mantenere l’iniziativa, commissionando però piccoli quadretti su legno da appendere alle pareti degli uffici; identica comunque l’iconografia: l’immagine raffigurata è sempre corredata dai nominativi degli ufficiali in carica e dai loro  stemmi.  Il  primo quadretto su legno  ancora oggi conservato è della fine dell’anno 1460;  dedicato a Pio II, è stato eseguito su tradizionale fondo oro da Lorenzo di Pietro detto il Vecchietta, a cui fu commissionato con molta probabilità durante uno dei soggiorni del pontefice senese in patria, ad esempio nel settembre 1460 di ritorno dal congresso di Mantova.  L’attribuzione su base stilistica al Vecchietta è confermata nella recente scheda di Michela Becchis che confronta la “biccherna” con l’Assunta dello stesso pittore nel duomo di Pienza.

L’opera costituisce un omaggio al papa e anche un monito, come vado a illustrare.

Nella parte superiore si svolge la scena dell’incoronazione pontificale del concittadino e vescovo di Siena Enea Silvio Piccolomini, raffigurato, in atteggiamento ieratico frontale, seduto fra un consesso di cardinali accomodati a raggiera, mentre riceve il 3 settembre 1459 la tiara da due alti principi della Chiesa, a loro volta in atteggiamento assorto; sopra di lui, dal fondo oro, si staglia  la Madonna in atto di proteggerlo, mentre ai lati di questa fulgida rappresentazione, gli stemmi dell’Impero, del Comune e del Popolo di Siena stanno a significare che comunque i governanti intendevano mantenere la loro politica ‘popolare’, sotto la tradizionale protezione dell’Impero, senza cedere completamente alle ingerenze dell’aristocratico pontefice. A riprova di ciò la tradizionale immagine della città, raffigurata nella fascia sottostante,  ha a destra e a sinistra due enigmatiche chimere a esprimere le incertezze sul futuro della riforma di governo favorevole alla nobiltà, promossa in patria alla fine del 1459 dal pontefice appena eletto, ma sulla quale molte erano state e continuavano ad essere le perplessità e le contrarietà di più gruppi al potere. La riforma infatti fu di brevissima durata, avendo come unico risultato una posizione di prestigio per la casata Piccolominea, alla quale i governanti restituirono le dignità e gli uffici di governo, distribuendone gli appartenenti  nei tre Monti  (Popolari, Nove e Riformatori).

Archivio di Stato di Siena, Collezione delle tavolette di Biccherna, n. 32, Lorenzo di Pietro detto il Vecchietta, “Incoronazione di Pio II con una veduta di Siena fra due chimere”, 1460

 

Siena viene sinteticamente raffigurata tra le sue alte mura rosate, con le numerose torri che la connotavano, con il duomo zebrato e la torre del Mangia, con una porta marcata da una balzana.  Tratti essenziali ma di assoluta e immediata identificazione. La città è ai piedi del pontefice, ma solo per il momento dell’incoronazione, restava invece vigile sui propri “diritti” ai quali non intedeva rinunciare.

Gli stemmi, due ai lati dell’immagine della città e gli altri sottostanti,  sono quelli dei personaggi in carica nell’ufficio della Biccherna in tutto l’anno 1460, i cui nomi sono riportati nell’iscrizione: il “venerabile” monaco Angiolo di Pietro di Baldo camarlengo, Filippo di Piero Umidi, ser Antonio da Bagnaia, Pietro di Bartolomeo di Carlo, Tommaso di Urbano Giovannelli, Tommaso di messer Giorgio Tommasi, Antonio di Giovanni Pini, Locio di Checco del Rondine, Giorgio di Francio Accarigi Tolomei, Domenico di Venturino Venturini,  Il decimo stemma  appartiene allo scrittore della Biccherna, non citato nell’iscrizione. Avrei voluto indicarvi il suo nome, ma la chiusura degli archivi per Covid non mi ha permesso di accedere alla documentazione originale.

Aggiungo infine che in realtà la cerimonia  di incoronazione si tenne, il citato 3 settembre 1459,  ”in gradibus sancti Petri”;  Pio II salì poi su un cavallo bianco e, accompagnato dai cardinali con la consueta solennità,  si recò in San Giovanni in Laterano. In contemporanea l’evento fu festeggiato a  Siena con giostre e trionfi: “ammaiossi tutta Piazza e contrade”. La celebrazione culminò con un tableau vivant, simile alla Incoronazione della Vergine di Francesco di Giorgio. Il palco era alto fino alla finestre del Palazzo comunale e ornato di fronde e drappi; sopra un gran numero di attori. Dapprima fu rappresentata la Vergine mentre donava a San Tommaso la cintura della sua veste e poi ascendeva al cielo, accanto a Dio e Gesù, attorniati da angeli e santi in schiera; poi la Vergine fu incoronata. Successivamente apparve colui che impersonava Enea Silvio Piccolomini – un anziano sacerdote senese -  il quale si recò ai piedi della Vergine, accompagnato da due cardinali che lo spogliarono delle vesti cardinalizie rivestendolo di bianco; il pontefice si inginocchiò, dicendosi indegno di tanta gloria, ma la Madonna lo confortava a seguire la volontà divina, consegnandogli corona, mantello e anello pontificale.  Tutto questo spettacolo si svolse alla presenza dei signori del Concistoro, degli ufficiali di Balìa e di un folto pubblico. Alla sera  fuochi artificiali e suono di campane e trombe completarono i festeggiamenti.