Fino ad oggi, con le mie “pillole”, abbiamo viaggiato nelle città del territorio senese, tra cattedrali diocesane e concattedrali, tutte simbolo anche della “civiltà” dei luoghi raggiunti; oggi con un itinerario assai più breve raggiungiamo il duomo di Siena, dedicato a Santa Maria Assunta.

Potrei scrivere pagine su questa cattedrale, consultando la vasta bibliografia che ne tratta da più punti di vista: storico, architettonico, artistico, istituzionale, religioso. Per ovvi motivi (si tratta di una breve annotazione e sono un’archivista e non una storica) mi limito a presentare il documento solenne con cui il 22 aprile 1459 Pio II (al secolo il senese Enea Silvio Piccolomini) conferiva la dignità arcivescovile alla diocesi senese, dichiarando il vescovo Antonio d’Andrea Piccolomini (suo parente) primo arcivescovo di Siena. Il papa stabiliva anche che le diocesi di Massa, Grosseto e Sovana divenissero suffraganee di quella di Siena. La bolla che vi presento in foto e’ firmata dal segretario apostolico Gregorio Lolli.
Siccome ho letto che vi erano alcune incertezze sulla data di creazione dell’arcidiocesi senese, spero di avere contribuito a fare chiarezza.


(Siena, Archivio arcivescovile, Diplomatico, 1459 aprile 22)

 

La concessione fu una specie di “contropartita”: papa Pio II volle premiare così i senesi, i quali pochi giorni prima (il 15 aprile) si erano finalmente piegati, dopo mesi di serrate trattative, alle insistenti richieste del pontefice in materia di riammissione al governo della città dei nobili, fra i quali molti parenti e amici dello stesso Pio II.
Certamente il Papa volle elevare in arcidiocesi la diocesi, di cui era stato vescovo fino all’elezione sul soglio di Pietro, sperando a ragione che quella cattedra sarebbe stata occupata da una sequela di vescovi appartenenti alla casata piccolominea. Basta scorrere la lista dei vescovi fino al secolo XVII per trovare molti Piccolomini anche di rami collaterali.
Ma voi abbandonate le mie precisazione storiche e ritornate in questa chiesa, “entrando con animo puro” a pregare, come vi invita la tarsia all’ingresso; tornate anche ad ammirare, ancora una volta, il pavimento “più bello…, grande e magnifico… che mai fusse stato fatto”. Così Giorgio Vasari definiva infatti il pavimento della cattedrale di Siena, frutto di un programma che si è realizzato attraverso i secoli, a partire dal Trecento fino all’Ottocento.