Si conclude la rubrica “#accidentalcoronavirus” e si approssima la settimana dell'"A quest’ora".

A quest’ora avrebbero presentato il palio, a quest’ora ci sarebbero state le batterie, a quest’ora ci sarebbe stata la prova. A quest’ora.

Iddio sa come riusciremo a sbarcarla senza il sarto dell’estate che ricuce le ferite. Poco importa che nella vita sia andato tutto male, ci sono quegli otto giorni di palio all’anno in cui si capovolge il mondo: le ferite vengono sanate, le punizioni lenite, gli orgogli ricomposti. È la regola. Era la regola.

E dunque niente ragazzi tronfi che un chilometro davanti al popolo cominciano a berciare “c’è il cavaloooooooooo”; niente citte impettite di orgoglio e di dispetto, con le mani sui fianchi, svagate di vernacolo e compatte di alterigia; niente vecchi alle finestre che partecipano con gli occhi di fatiche ormai impensate.

Non c’è bisogno che vi spieghi il mal di vivere di questo momento, non c’è bisogno che vi spieghi il sangue diventato ormai schiuma per l’urgenza di vedere un cavallo. Siete nelle mie stesse condizioni.

Si può almeno mangiare tutti insieme, della qual cosa ringraziamo le autorità competenti: lo avremmo fatto lo stesso, ma il permesso concessoci speriamo tolga il sale sulla coda a certi fotografi di Seggi in terrazza o di assembramenti proibiti (per costoro è previsto il medesimo girone riservato a chi gode Siena e poi ne dice male…).

Nell’urbe comunque c’è stato grosso fermento: alle Scotte il poro Zanardi ha attirato civettoni nostrani e stranieri, mentre all’ombra della torre i Ragazzi dello zoo di Berlino sono riusciti nell’impensabile: mettere d’accordo Torre e Onda (o Onda e Torre…). Chi sono? Muah. Pare siano ragazzini, vengono dalla periferia, si vestono a foggia di punk e non hanno paura nemmeno del demonio. 

La vita di chi vive a Siena e non fa parte di una contrada per me è da sempre un mistero affascinante. Ci sono sempre stati senesi non contradaioli, prima degli anni Ottanta molti di più. Per loro eravamo sporchi, brutti e cattivi, poi siamo andati di moda ed è arrivata la piena, ma qualcuno è riuscito a resistere.

Avevo dei compagni di scuola ai quali non importava niente del palio, con mia somma sorpresa non sembravano affranti o sempre tristi: avevano degli interessi, qualcuno suonava in un gruppo, qualcun altro andava ai concerti, al fiume. Vite misteriose.

Provate a immaginare l’esistenza di un adolescente che nasce a Siena o nella sua immediata periferia a cui non importa niente del Palio. Un inferno. Un deserto di attività. Sognare Berlino, sognare Londra, sognare la libertà, prendere il 30 da San Rocco e ritrovarsi in Piazza Gramsci, cioè non esattamente a Berlino (il che non significa che i ragazzi dei giardini vengano da San Rocco: aspettate prima di prendere le torce, mettere i cappucci bianchi e andare a mettere a ferro e fuoco la Coop di Pilli, please! Ho detto San Rocco per dirne una!).
Un filo di voglia di spaccare qualcosa ti viene. Con questo non è che stia giustificando le azioni criminali, ma diciamo che posso capire la voglia di distruggere. In questo momento li invidio, li invidio e dovreste invidiarli anche voi! Passeranno tutta l’orrida settimana dell’"A quest’ora" a giocare a guardie e ladri con la Torre e con l’Onda. Ma beati loro!