L’11 agosto di un anno normale per noi senesi sarebbe stato un giorno particolare: quando inizia a salire quella tremenda ansia che poi ci accompagnerà per i prossimi giorni, fino al 16.

Invece pur non essendoci le Carriere qualcosa di importante e doloroso è successo: il cuore di Lello, Colonnino, Professore… al secolo Gabriello Lorenzini si è fermato improvvisamente e a nulla sono valsi i tempestivi soccorsi.

È proprio vero, talvolta il destino ha più fantasia di noi e il Professore c’ha giocato a tutti noi un brutto scherzo proprio alla vigilia del “non Palio” che comunque in qualche modo, arrampicandosi sugli specchi, ogni Contrada cerca di onorare.

Ancora il destino ha voluto che il funerale venga celebrato il 13 agosto alle ore 9, quando, nella normalità, scoppia il mortaretto ed escono i cavalli dall’entrone per la prima batteria di selezione.

Insomma, un intreccio di emozioni, sensazioni che ci hanno avvolto da ieri sera, durante l’ora di cena, appresa la notizia, che vede Lello all’interno del fantastico puzzle del Palio.

Colonnino lo conoscevo da sempre, ma non posso dire che eravamo amici del cuore, non lo frequentavo assiduamente, ma ci parlavo spesso. Di tutto. Sì, proprio di tutto, perché Lello oltre a essere un fine intenditore di Palio, di Siena e delle sue tradizioni, era un profondo conoscitore di molteplici argomenti, che molti non si rendono nemmeno conto. Aveva settant’anni, era ormai in pensione, faceva l’infermiere in ospedale e, con il suo modo scanzonato ma allo stesso tempo attento e professionale, si è fatto voler bene nel tempo dai suoi colleghi e soprattutto dai pazienti. Lello aveva un carattere ruvido, irruento, che però con il passare degli anni, come accade quando iniziamo a invecchiare, era mutato: più tranquillo e riflessivo.

Avrei, come molti che mi leggono, mille aneddoti da ricordare, però lascio questo ai suoi amici veri, che stavano con lui quotidianamente e che hanno condiviso con lui molti momenti.

Siena piange ancora una volta un suo figlio vero, così come piange la Contrada della Tartuca, colpita da lutti ultimamente troppo spesso.

Gabriello era in un certo senso il simbolo della senesità, quella genuina, un po’ come Adù: pane al pane e vino al vino, senza tanti giri di parole o ragionamenti da Oxford.

Con lui ho trascorso del tempo a parlare di Palio e della Robur, e, se lo trovavi nel momento giusto era in grado di farti dei ragionamenti lucidi e soprattutto realistici, dicendoti cose che poi si sarebbero avverate. Le sue immancabili e costanti metafore, perché il Professore parlava spesso e volentieri proprio per metafore e dovevi essere pronto a capirle subito e ribattere altrimenti eri un “troiaio” e ogni volta che lo rincontravi ti ricordava che non avevi capito quello che ti voleva dire.

Caro Lello, ti abbraccio forte, così come abbraccio la tua Contrada, la Tartuca, rimasta purtroppo la tua unica famiglia. Stai certo che nessuno ti dimenticherà e le tue “teorie” e aneddoti passeranno, come è giusto che sia, di padre in figlio.

Fai buon viaggio e salutaci i tanti senesi, forse troppi, che affollano le praterie del cielo.

Sappi che la Contrada “dell’albero” ti ha sempre voluto bene e continuerà a volertelo.

Non poteva e non può essere diversamente.