Tra le colline boscose che delimitano il territorio dei comuni di Monteroni e Murlo sorgeva in tempi remotissimi un romitorio detto “di Barottoli” che divenne assai famoso nel secolo XVII per alcuni presunti eventi miracolosi.

Non lontano dal castello di Campriano, della cui parrocchia faceva parte, questo luogo era già noto fin dall’Estimo che il governo senese aveva voluto circa l’anno 1318, ma col toponimo di Ghirattoli.

 

Fig. 1 – L’oratorio di Barottoli oggi

 

Sul primitivo eremo fu costruita una dimora che poi divenne, intorno al Milleseicento, uno dei poderi di proprietà della nobile famiglia senese degli Spannocchi.

Nel 1615 questo edificio risultava disabitato, ma su una parete (al suo interno) ancora rimaneva intatto e non rovinato un affresco di “Maria Vergine col Divino Bambino sulle ginocchia, opera non indifferente di uno degli antichi pittori senesi, ma di nome incognito”.

Proprio in quest’anno la Madonnina di Barottoli cominciò a fare “stupendi prodigi a pro di coloro che con viva fede ricorrevano a Maria nelle loro più disperate infermità e bisogni” ed anche il proprietario (Muzio Spannocchi), volle andare a sincerarsene. La voce si era ormai sparsa nelle campagne circostanti e nell’anno successivo vi si trasferì a visitarla in processione l’intera Venerabile Compagnia di Santa Maria a Tressa in Val d’Arbia (oggi Ponte a Tressa) in numero di “duecentoventi uomini con cappa e trecento donne decentemente vestite”. Tanto si propagò in quei luoghi la devozione a quell’immagine che il 7 agosto 1616 l’Arcivescovo di Siena Alessandro Petrucci esaminò trentanove persone per verificarne i miracoli che si dicevano accaduti.

Constatata la veridicità dei fatti, lo stesso, con decreto del novembre 1616 dichiarò potersi prestare culto alla predetta Sacra Immagine di Maria Vergine.

Poi, su consiglio di Don Mariano (parroco di Campriano) e del Nobile Spannocchi proprietario, fu dato principio alla costruzione di un grandioso Oratorio ed in pochi anni l’edificio fu terminato.

Sempre nel 1616 Muzio di Giulio Spannocchi istituì a favore della nascente chiesa una cappellanìa perpetua con obbligo al rettore di celebrare una messa per settimana, cinque nel giorno della festa della Presentazione e cinque di Requiem nel giorno susseguente e ne assunse il diritto di Patronato.

Nel mentre si svolgevano i lavori fu distaccata dall’antica muraglia l’immagine miracolosa che venne poi collocata solennemente sopra l’altare Maggiore il giorno 15 novembre 1617.

Sempre in quegli anni si era costituita a Barottoli una Confraternita laicale sotto il nome di Maria sempre Vergine. Tanta era la fama che si era sparsa nel contado senese che nel 1626 la Serenissima Madama Caterina di Mantova, Governatrice di Siena, si ascrisse al Ruolo delle Consorelle della predetta confraternita pagando la propria quota.  

Nel 1697 il parroco di Campriano, della cui parrocchia anche Barottoli faceva parte, chiese di poter effettuare delle migliorie alla chiesa per limitare i danni dell’umidità ed il contemporaneo permesso affinché alcuni suoi parrocchiani potessero chiedere in giro elemosine senza incorrere nelle consuete sanzioni.

Nel 1704 fu convenuta una somma di scudi 25 per l’annua prestazione di questo rettore.

Il 6 aprile 1705, per la prima volta la detta cappellanìa fu conferita al Reverendo Ferdinando Mannotti con il benestare dei Signori Giulio e Giovanbattista Spannocchi, fratelli tra loro, siccome patroni della medesima.

C’era però una casetta accanto alla chiesa che era stata occupata da un prete, Don Carlo Melini da Montalcino, che lì si era ritirato in preghiera. Il parroco di Campriano allora (Don Cesare Ragnoni), scrisse in data 21 aprile del medesimo anno (1705), una lettera al Vescovo di Siena per poter tornare in possesso ed uso di “quella Casetta attaccata alla Venerabile Chiesa della Santissima Vergine di Barottoli spettante tanto la detta Venerabile Chiesa che la detta Casetta, al Curato pro tempore di Campriano

Del 1718 è un dipinto che un anonimo pittore inviò alla Governatrice di Siena Violante di Baviera (forse sua la commissione) con l’esortazione a perorare la causa e la devozione di questa immagine. Secondo quanto scritto di proprio pugno dallo sconosciuto autore sotto al disegno della medesima, questa dovrebbe essere una copia fedele dell’effige miracolosa (Vedi Figura 2).

Queste le parole:

Imaginem B.V.M. in loco cui nomem Barottoli repertam multisque miraculis insignem cuius veneratio sub auspicious olim Serenissime Caterine Medicee Mantue Ducis, et Senarum Gubernatricis aucta latè percrebuerat regie nunc Celsitudini Violante Beatricis à Bavaria Magne Principis Hetrurie et Senens Civitatis ac Ditionis Gubernatricis cuius singularis Religio spem facit eiusdem Sacre Imaginis cultum renonatum iri Pia agonizantium Congregatio”

Tale esortazione sortì sicuramente i suoi effetti perché l’anno seguente ed esattamente la domenica del 10 settembre del 1719 la Serenissima Principessa Violante di Baviera, volle portarsi a visitare la Sacra Immagine unitamente alla sua famiglia “con vistoso treno di nove carrozze”.

Nel 1722 venne eretto dentro la chiesa, con la benedizione del Pievano di Corsano, un altare in onore di S. Antonio. Nell’anno 1727 la Confraternita di Barottoli arricchì questo Oratorio con delle preziose reliquie della Beatissima Vergine, cioè parte della cuffia, del velo e della cintola della medesima, estratte dalle altre che si conservavano nella Chiesa dell’Ospedale di Siena.

Tali reliquie furono solennemente trasportate a Barottoli il 14 settembre del predetto anno 1727 con l’intervento di cinque compagnie laicali della campagna, tra le quali quella di Tressa e quella di Lucignano d’Arbia.

 

Fig. 2 – Disegno di sconosciuto inviato nel 1718 a Violante di Baviera

 

Nel seguente 1728 queste sacre reliquie furono esposte in Duomo unitamente alla sacra immagine di Maria Vergine della Venerabile Compagnia dei Centurati della Grotta, nella Domenica in Albis.

Fu questo episodio, che ha indotto in errore i pochi storici che si sono occupati di Barottoli, un comprensibile sbaglio riportato anche sul preziosissimo volume “I Libri dei Leoni” dedicato alla nobiltà medicea senese.

La Confraternita dei Centuriati della Grotta era infatti nata per un simile miracolo accaduto vicino a Montecchio, in quel di Barontoli, località scambiata per Barottoli che invece si trova nella parrocchia di Campriano. L’argomento fu trattato anche dal Gigli nel suo celebre Diario Sanese.

Nel 1778 infine, questa immagine fu scelta dall’Illustrissima Deputazione per essere trasportata nella Domenica in Albis in processione a Siena con il consueto Ottavario fatto in Duomo.

La Compagnia di Barottoli, come quasi tutte quelle in Toscana, fu soppressa nel 1785 e l’Oratorio fu concesso al Nobil Signor Marchese Carlo Bichi Ruspoli con obbligo della manutenzione della fabbrica e dei sacri arredi.