Ritrovare un antico manufatto di pregevole fattura può essere una buona occasione per parlare di storia nostrana.

Pochi giorni fa infatti, un mio amico ha rinvenuto, presso un antiquario senese, un pregevole pezzo di antica terracotta proveniente da una famosa fornace di Asciano.

Si tratta di una ceramica smaltata rappresentante la famosa Madonna di Provenzano, una tipologia di immagine iconografica molto particolare e molto diffusa a Siena, specie nei secoli scorsi.

La sua diffusione era capillare nella nostra città in quanto i senesi vi erano particolarmente devoti e l’originale, del quale poi se ne sono fatte le varie copie, è tuttora custodito nella Collegiata di Provenzano (edificio costruito proprio in suo onore). A questa Madonna, a cui spetta anche il titolo di “Avocada” di Siena è dedicato anche uno dei due Palii che si corrono nella nostra città.

Il suo culto è legato ad una leggenda che risale a metà del XVI° secolo e secondo la quale la madonnina avrebbe subito un atto vandalico da parte di un soldato spagnolo stanziato in Siena. Questi, dopo aver trascorso una serata nel rione di Provenzano, allora zona malfamata per il concentramento di case di piacere e gioco d’azzardo, sparò un’archibugiata ad una statua (in terracotta) della Madonna, che si trovava incastonata in un’edicola di una casa del suddetto rione.

Ed ecco, sempre secondo la tradizione popolare, che avvenne il miracolo e al contempo la punizione del sacrilego. Il colpo spezzò corpo e braccia della Madonnina, ma se ne salvò il volto, mentre il soldato spagnolo morì perché al contempo gli esplose il fucile in faccia.

Da allora quel manufatto in terracotta, risistemato con quel poco che ne restava, divenne per i senesi oggetto di culto. Da recenti studi sembra che quel manufatto fosse in origine una “pietà” con tanto di Cristo in braccio, ma poi, una volta ricomposti i resti rimasti, venne esposta come la vediamo oggi e cioè con la sola testa ed una parte del busto ricostruito e imbracato.

La storiografia narra di numerosi miracoli attribuiti a quella che da allora prese il nome di “Madonna di Provenzano” ed uno in particolare avvenne nel 1594 quando una prostituta della zona fu guarita completamente da un male incurabile (tale Giulia d’Orazio).

Fu l’Arcivescovo Ascanio Piccolomini a chiedere il riconoscimento ufficiale del culto della Madonna di Provenzano e lo ottenne alla fine del 1594. Dopo si provvide ad erigere una chiesa che accogliesse degnamente la sacra immagine ed il 23 ottobre 1611 venne terminata la Collegiata di Provenzano con una solenne processione alla quale partecipò anche il Granduca di Toscana Cosimo II.

Un recente restauro, eseguito con il patrocinio del Rotary Club di Siena, ha fatto emergere alcune curiose novità, la più importante delle quali è che, all’interno del busto rimanente, una volta tolta l’imbracatura d’argento, vi fosse effettivamente un foro simile a quello di un proiettile.

Tutto questo che ruota intorno alla Madonna di Provenzano non deve però sviarci dall’oggetto per il quale il mio articolo era iniziato: il ritrovamento di una madonnina in terracotta.

Si tratta nel nostro caso di una ceramica di almeno due secoli fa (secondo Maccherini 1810-1820) proveniente con moltissima probabilità (lo si evince anche dai disegni del calco) dalla bottega ascianese dei Francini. La famiglia suddetta era molto famosa per aver da sempre avuto una rinomata fornace ed i loro membri si tramandarono per secoli l’arte dei “maestri fornaciai”. Divennero un punto di riferimento per tutta l’area senese anche nella produzione di “terraglie a smalto bianco, tazze, catinelle e bricchi” e la loro bottega rimase in Asciano fino alla fine dell’Ottocento. Dei Francini in Asciano rimangono ben poche cose tra le quali però le mattonelle raffiguranti la Via Crucis presso la Collegiata di S. Agata che, come scrive Cecilia Alessi, “denotano accuratezza nell’esecuzione, capacità espressiva e padronanza della tecnica”.

Da qui l’idea di acquistarla facendo una libera colletta tra amici e donarla gratuitamente alla città d’Asciano, dalla quale proviene e nella quale dovrebbe, a nostro parere, tornare.