No, no, state sereni, non vi racconterò per l’ennesima volta che il conte Guido Chigi Saracini nasce a Siena l’8 marzo 1880 e muore il 18 novembre 1965 (ma se andate al cimitero della Misericordia cercate la sua tomba e ammirate l'angelo posto sulla pietra: è una dolcissima opera di Vico Consorti e fu posto lì nel 1975 per commemorare i dieci anni dalla scomparsa).

Non vi racconterò che fin da giovanissimo la sua passione per la musica è totalizzante, né che partì volontario in guerra, né che per poco morì e, al suo ritorno, fece costruire uno dei più commoventi ex voto esistenti in cattedrale: la statua della Riconoscenza (questa è un’altra storia e se andate in edicola a prendere l’ultimo numero cartaceo di “Noi. Frammenti di Siena” per leggerla, vi sorprenderà, come ha sorpreso me mentre raccoglievo le notizie per scriverla).

E non vi racconterò nemmeno che fu Rettore del Magistrato delle Contrade dal 1927 al 1964, superando gli anni difficili del fascismo e della Seconda Guerra Mondiale, riuscendo a mantenere, in un momento storico tanto difficile, insieme ad un altro grande personaggio, Fabio Bargagli Petrucci, un bilanciamento costante (e necessario) tra adesione al regime e mantenimento di spazi di autonomia da parte delle Contrade. Contrade che poi Chigi Saracini “traghetta” fino alla modernità. Né vi dirò che tra i molti incarichi fu Priore della sua Contrada, l’Istrice, dal 1915 al 1937 e di nuovo nel 1953-1954 né che nel 1952 viene insignito del il Mangia d’oro.

No, tutte queste cose le sapete già.

Vi racconterò, invece, a pochi giorni dalla festa di Santa Cecilia, patrona della Musica e dei musicisti che si celebra il 22 novembre, che proprio un 22 novembre, quello del 1923, il conte inaugura il Salone dei concerti di Palazzo Chigi appena realizzato da Arturo Viligiardi, suo amico fraterno.

All'inaugurazione si eseguono musiche di Vivaldi suonate da Arrigo Serato e Marco Enrico Bossi. Perché tra tutte le cose vi racconto proprio dell’inaugurazione di una sala da musica? Perché, di fatto, nasce così la "Micat in Vertice", la stagione di musica da camera che ha (da allora fino ad oggi, Covid permettendo) come scopo quello di riscoprire e rivalutare il repertorio di musica strumentale, la quale Guido Chigi Saracini volle denominare con il motto di famiglia.

Il primo cartellone ha un programma di quattordici concerti, e tale è anche in periodi particolari come gli anni di guerra, o subito dopo la morte del conte stesso, fondatore, peraltro, nel 1932 dell’Accademia Musicale Chigiana nella quale la Micat in Vertice viene inserita.

Questa attività concertistica stabile permise a Siena di accogliere gli interpreti più qualificati e di impiegare (almeno fino al concerto del 22 novembre 1968) l’intero incasso in beneficenza. Ma la passione per la musica portò Guido Chigi Saracini ad intraprendere altre importanti iniziative che durano nel tempo.

Nel 1928 Palazzo Chigi ospita cinque concerti del Festival della Società Internazionale di Musica Contemporanea, una sorta di prima "Settimana Musicale" ma assai d’avanguardia, la cui sezione italiana é presieduta da Alfredo Casella. Proprio il celebre pianista nel 1932 avvia un’altra delle iniziative fondamentali dell’Accademia, ossia i corsi estivi per allievi.

Ed ancora sotto la direzione artistica di Casella, nel 1939, nasce la “Settimana Chigiana” che si tiene a settembre ed è destinata a recuperare l’antico patrimonio musicale italiano (è determinante per la riscoperta dell’opera di Antonio Vivaldi, ad esempio). Con decreto del 17 ottobre 1961, infine, l’Accademia, fino allora a carattere privato viene eretta a Fondazione. Ed in questo 2020, nonostante l’emergenza Covid, l’Accademia Musicale Chigiana ha portato avanti le sue iniziative e dove i decreti e le emergenze non ci hanno permesso di assistere di persona (odio la terminologia “di presenza”) ai concerti, la musica ci ha tenuto compagnia con esibizioni on line o sul suo canale You Tube dell’Accademia. Insomma la musica che è iniziata con il conte Guido Ghigi Saracini è una delle tante eredità, preziose, di cui Siena, in un modo o nell’altro, riuscirà sempre a godere.