Alle sorgenti del Vivo d’Orcia, nella località detta l’Ermicciolo, sorge una piccola chiesa in stile romanico dedicata a San Bartolomeo, legata all’antico monastero camaldolese che si trovava non lontano rispetto all’attuale abitato del Vivo, nella località detta Contea. Sui resti del fabbricato del monastero, nel XVI secolo, è stato costruito il palazzo dei conti Cervini, tradizionalmente attribuito ad Antonio da Sangallo il Giovane.

L’oratorio di San Benedetto, ivece, per tutti oggi solo “l Ermicciolo”, fu con tutta probabilità la prima sede dell’Eremo principale, la cui fondazione, risalente al secolo XI°, è attribuita a San Romualdo. Il monastero, quindi, nacque sotto la Regola di San Benedetto per poi passare a quella Camaldolese. E il monastero camaldolese del Vivo era strutturato secondo il modello della casa madre: un eremo (l’ Ermicciolo, appunto) posto in alto e in posizione particolarmente isolata e un monastero collocato più in basso, vicino all’abitato, per fare da filtro con la società.

 

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La chiesetta dedicata a San Bartolomeo, immersa in un suggestivo castagneto, è a navata unica che si conclude con un’abside semicircolare.

Notevole l’apparato decorativo della facciata formato da arcatelle pensili, colonnine e riquadri di opus reticolatum. Anche l’abside è decorata da un motivo ad arcatelle simile a quello della facciata.

L’Ermicciolo è tutto costruito con trachite vulcanica locale, la quale, mentre è poco resistente all’attrito e quindi di facile lavorazione, si indurisce con tempo e si mantiene alle intemperie acquistando, con il tempo, una intonazione bruno-calda. Il colore prevalente di questa trachite è il grigio simile a quello del granito di Baveno; ma in tutto il versante amiatino se ne trova, per quanto in minore quantità , anche di quello tendente al rossastro. Non conosciamo il nome di colui che progettò e costruì, nell’undicesimo secolo, l’Ermicciolo ma certamente non fu insensibile a tale policromia offertagli dai materiali che aveva tutti a portata di mano, e li applicò all’edificio religioso come appare chiaramente nei conci alternatamente rossastri e bruni di una delle finestrelle absidali e come si riscontra nelle due zone di paramento a quadroni disposti a scacchiera ai lati della porta d’ingresso provenienti, forse, dal disfacimento di un impiantito.

Quasi di fronte alla facciata si trova anche il Romitorio, composto da due costruzioni gemelle, recentemente restaurate.

Ora questo luogo vi sembrerà incantato in ogni stagione, ma se avete la fortuna di giungervi in una mattina di silenzio e di neve, quando la luce gli conferisce una splendida colorazione azzurra, sarà come attraversare il tempo e sentire, nell’interno, le litanie dei monaci che recitano le loro preghiere.