Questa  celebre tavoletta (anche troppo utilizzata come immagine) appartiene alla serie dei piccoli quadri di legno da appendere alle pareti dell’ufficio della Biccherna o della Gabella che furono realizzati a partire dal 1460, mantenendo comunque la struttura iconografica consolidata delle copertine dipinte nei due secoli precedenti. L’opera, che  è stata attribuita dalla critica (da Geffroy e Berenson fino alla recente scheda di Maria Cristina Paoluzzi nel catalogo della mostra tenuta al Quirinale nel 2002) a Francesco di Giorgio Martini, coadiuvato probabilmente da un suo “fiduciario”, può essere divisa in due registri compositivi.

In quello superiore è raffigurata la Vergine, circondata da sei fra  angeli e cherubini, nell’atto di proteggere con le braccia aperte Siena; sotto la scritta “AL TENPO DE TREMUOTI”  appare infatti la città con le sue rosee mura, le sue numerose torri, la torre del Mangia e il duomo zebrato, adagiata fra le dolci colline, immersa nel verde della campagna punteggiata da tende e strutture di fortuna, nelle quali avevano trovato riparo gli abitanti per sfuggire ai terremoti.  La rappresentazione rimanda a una serie di scosse che interessarono Siena tra il 1466 e il 1467, documentate nelle “Cronache” del tempo o poco più tarde, come quella dell’Allegretti: “A dì XV d’agosto [1466] cominciarono i tremuoti in Siena […] e durarono tanto li detti tremuoti che per li disagi ne colse molte infermità e morirono molte persone da bene”; i senesi si dettero alla fuga nelle vicine campagne: “Ognuno se n’uscì di casa e andavano per le piazze e per gli orti come meglio potevano, e fessi molte trabacche [baracche]  e padiglioni  [tende] e case di legname”.  Si riteneva che l’intervento della Madonna, Regina di Siena,  avesse evitato che le strutture architettoniche  della città fossero  compromesse in maniera irrimediabile e avesse limitato il tributo in vite umane; il culto mariano dei senesi era stato rafforzato  - scrive a tale proposito Girolamo Gigli nel Diario sanese edito nel 1723 -  dall’apparizione miracolosa della Madonna su una quercia avvenuta in quello stesso periodo a Viterbo, città in cui fu mandata una delegazione di senesi in devoto omaggio e richiesta di intercessione.

Nel secondo registro compositivo della tavoletta, quello inferiore,  compaiono gli stemmi di famiglia degli ufficiali in carica in Biccherna (dieci stemmi:  otto sotto la raffigurazione e due ai lati dell’iscrizione); nella parte sottostante, l’iscrizione con la data, “gennaio 1466”, espressa nello stile senese, che corrisponde al 1467 nella datazione moderna, e con i nominativi degli ufficiali stessi: Leonardo d’Andrea camarlengo, Guicciardo di Conte Forteguerri, Bartolomeo di Paolo di Gabriello Giacopelli, Giovanni di Antonio di Neri Ghini, Giovanni di Savino Savini, Francesco di Bartolomeo di Francesco Guglielmi, Conte Guidarelli, il conte Lodovico del conte d’Elci, Lodovico di Antonio Tondi, Giacomo di Galgano Bichi scrittore e ser Stefano d’Antonio da Lucignano notaio.

La tavoletta permette di visualizzare l’immagine di una città allora immersa nella campagna che la circondava, quasi ad abbracciarla, in un’armoniosa unione tra centro e periferia. Un’immagine che è stata ‘offuscata’ con il passare del tempo, specie nel secondo dopoguerra con i discutibili ‘casermoni’ realizzati a ridosso delle mura e delle porte della città.

Nella foto: Archivio di Stato di Siena, Collezione delle tavolette di Biccherna, n. 34, Francesco di Giorgio e “fiduciario”, “La Vergine protegge Siena in tempo di terremoti”, 1467