Nostro malgrado, siamo costretti a scrivere un'altra pagina di storia della città di Siena. Abbiamo consegnato – tramite il sindaco Luigi De Mossi – le chiavi della città alla Madonna, abbiamo annullato dolorosamente le Feste Titolari. Pagine triste che, purtroppo, si arricchiscono di quella – forse – più nera. Non si stenderà il tufo in piazza nel 2020, niente Palii, niente passione ed emozioni all'ombra della Torre del Mangia (c'è ancora un piccolissimo pertugio per uno Straordinario, ma sinceramente credo ci voglia un miracolo o giù di lì).

Sull'amarezza per questa decisione avremo (ahimè, ci sarà tempo...) modo di tornare. E il senso di vuoto che ci sta solo sfiorando adesso, forse si farà più pesante nei prossimi giorni e nelle prossime settimane, fino ad arrivare a "quei" giorni, intorno al 29 giugno o al 13 agosto. Temo fortemente, infatti, che non servirà metabolizzare quel senso di vuoto e digerire questa decisione con la razionalità. Del resto la razionalità poco ha a che vedere con questi aspetti di Siena e delle Contrade.

Sinceramente non credo sia una decisione "affrettata". Benché anche il sottoscritto, come scritto altre volte, si aspettasse uno slittamento della decisione di un paio di settimane. Forse era tutto dettato più dalla voglia di conservare una qualche speranza. Un sentimento che, però, deve essere sostituito dalla sopracitata razionalità, per quanto sia difficile e per certi versi anche poco applicabile. Temo fortemente, infatti, che le problematiche di oggi saranno le medesime domani. Neppure a giugno il virus sarà sconfitto, non avremo un farmaco o tanto meno un vaccino. Il Covd 19 sarà sempre lì a incombere sulle nostre teste. Non sono uno scienziato, seguo una logica: e questa dice che per fare una Carriera - una Carriera vera, una festa di popolo, non un Palio a porte chiuse, con mascherine e senza abbracci, per capirsi - in queste situazioni ci voglia un miracolo vero e proprio. La logica dice, dunque, che aspettare aveva poco senso. Sarò contento di essere smentito in piena estate: significherebbe tornare a una vita quasi normale e fare un Palio Straordinario.

Forse dobbiamo approfittarne. Forse dobbiamo cambiare questa crisi, subito, in un’opportunità. Quante volte ci siamo ritrovati in società o dopo un’assemblea o dopo una Carriera a dialogare e confrontarci sul Palio, sulla vita di Contrada, sul modo di vivere la città e di frequentare le nostre società, sui fantini, sui cavalli, sui palchi o sulla giustizia paliesca. Di argomenti da “Palio d’inverno” ce ne sono tanti, ma spesso dopo le Carriere ci perdiamo ad analizzare solo alcuni aspetti: chi ha montato dove e perché, che Palio ha fatto questo o quello. Adesso abbiamo lunghi mesi davanti, non sprechiamoli. Mettiamo in agenda tutti gli argomenti, ci aiuteranno a passare settimane meno nostalgiche e più costruttive. E ne usciremo più forti: noi, il Palio e Siena.

(Foto Giulia Brogi)