Claudia Nerozzi nasce vittoriosa perché nel 1987 quando viene alla luce, vince il 16 agosto la sua Contrada, la Pantera, con Cianchino in groppa dell’indimenticabile Benito. Il Palio e i cavalli sono due importanti punti di riferimento nella sua vita di pittrice: sensazioni, emozioni e stati d’animo che vengono immersi nel colore della sua tavolozza e sprizzano di energia e dolcezza nelle sue opere.

Claudia, come ti sei avvicinata all’arte?
Lo stimolo al disegno l’ho sempre avuto fin da piccola. Mia mamma mi ha spronato sempre al disegno dandomi fogli bianchi per passare il tempo. Con mia sorella ci divertivamo con i colori e fin da bambina ho cominciato a dipingere cavalli e brutte copie di palii che un giorno sognavo di realizzare. Ho frequentato l’Istituto d’Arte “Duccio di Boninsegna” potendo così poi intraprendere un percorso artistico con quella che fino ad allora era stata solo una forte passione, tenendo le mie prime mostre. Questo però mi ha portato a interrompere gli studi, infatti avendo frequentato solo tre anni sono “Maestro d’Arte”.

La passione nel dipingere i cavalli te la porti dietro tutt’ora.
Più che passione quella per i cavalli la definisco una vera malattia, bella, ma una malattia senza cura. Anche per questo ringrazio i miei genitori che mi hanno fatto vivere a contatto con questo meraviglioso animale. Il cugino del mio babbo, Aldo Nerozzi, è stato barbaresco storico del Valdimontone e passavamo molti pomeriggi alle sue scuderie. Inoltre, avendo una casa a Vescona, ho trascorso infinite giornate con Silvano Vigni, “Bastiano”: anche il mio cavallo da Palio, Ironhorse, è stato nella sua scuderia. Prima montavo a cavallo, ora li dipingo solamente con tanta passione. Non a caso Ironhorse non lo vedo come un semplice cavallo, ma come un fedele amico e compagno nonché la mia vera musa ispiratrice.

Hai dipinto il Drappellone che l’Oca nel 2013 ha vinto con Guess. Hai avuto modo di ridisegnare il cavallo? Ti sei affezionata a lui?
In quel momento Guess stava attraversando un momento particolare, diciamo brutto, perché era stato messo da parte, forse non valutato per quello che poi in realtà si è dimostrato. È stata per lui una sorta di rivincita e sono stata molto felice che abbia vinto, indipendente dalla contrada. L’ho ritratto in diversi dipinti, uno particolarmente a cui sono legata ritrae il suo occhio.

Al di là dell’amore incondizionato per il cavallo il legame più forte è quindi con Guess?
No. Direi è con Berio, perché nel 2005 facendo cappotto mi ha dato modo di lavorare molto e quindi di conoscerlo meglio. Ho realizzato per lui anche una coperta per riscaldarlo dal freddo! A Preziosa Penelope sono affettivamente legata grazie anche all’amicizia con i proprietari. L’ultimo arrivato è Remorex a cui mi sono presentata spontaneamente e che ho avuto modo di ritrarre spesso.

Claudia quando ama dipingere?
Quando ero più giovane andavo più d’istinto, d’ispirazione, avendo meno mole di lavoro. Oggi il lavoro è più solido, inizio la mattina molto presto, una pausa all’ora di pranzo e poi ricomincio. In momenti particolarmente impegnativi lavoro anche dopo cena. Ti confesso che non sento la fatica.

Il tuo drappellone nel Cortile del Podestà… cosa hai provato?
Una sensazione veramente difficile da raccontare, un vortice di sensazioni che hai dentro ma che non puoi manifestare in quel momento preciso visti il tuo ruolo e la tua professionalità. Una sensazione che non ti togli mai di dosso, soprattutto per un pittore di Siena, legato alla tradizione e che sa quello che significa il Palio. Lo sguardo delle persone presenti, l’atmosfera magica, insomma un ricordo importante che porterò con me per sempre.

Vivi con i tuoi genitori.
I miei genitori sono costretti a sopportare tutto del mio quotidiano, ormai da sempre.
Sono testimoni della mia arte, delle mie idee, hanno vissuto fin dall'inizio il mio lavoro dandomi qualsiasi aiuto, anche materiale. Ho molta stima e riconoscenza per loro oltre all’amore naturalmente di una figlia: entrambi mi hanno sempre spinta a cercare la mia strada, mi hanno assecondata per realizzare i miei sogni senza spingermi in direzioni diverse, ho condiviso e condivido con loro successi e fallimenti. Direi un rapporto profondo e importante.

La solitudine.
La solitudine sinceramente mi spaventa molto, non cerco momenti per stare da sola, pur stando in famiglia riesco a ritagliarmi i miei spazi per lavorare ma non ho bisogno di solitudine per avere ispirazione: ho bisogno e mi piace condividere, sia gioie che dolori. Solo quando vado dal mio amico cavallo sono da sola, anche se parlo con lui da ormai dodici anni e non mi vergogno a dirlo. Ironhorse sa tutto, ma proprio tutto, quello che succede dentro a Claudia.

Il tuo rapporto con i social?
Mi piacciono se sono usati nel modo giusto, tengono in connessione le persone anche che vivono lontano.
La vanità dell’artista ha il suo peso, voler condividere un momento lavorativo o un’opera in continua evoluzione e poi finita. Mi hanno portato tanti contatti di belle persone a livello umano e professionale. Inoltre è una bella vetrina anche a livello lavorativo, in fondo è pubblicità: per esempio se posto un quadro su Instagram o Facebook viene subito visto e magari dopo poche ore ti viene chiesto il costo oppure notizie su un determinato nuovo lavoro.

Secondo te, i social sono usati nel modo corretto, dai senesi e non, rispetto al Palio?
Va benissimo il selfie dietro al cavallo o la foto alla cena della prova generale o della vittoria. Ci vorrebbe però più sensibilità nel parlare di certi argomenti legati al Palio. Abbiamo questa cosa bellissima che è la nostra Festa, la prima cosa da fare è preservarla, averne cura con rispetto e intelligenza. Quando succede qualcosa c’è un’emorragia di post da parte purtroppo anche di senesi e le risposte che vengono date per difendere la nostra Festa talvolta hanno fatto più danno che altro. Sono argomenti che non vanno discussi dietro a uno schermo ma affrontati nelle sedi opportune, altrimenti diventano solo polemiche sterili o, ancora peggio, dei boomerang.

Che cos’è l’amore per te?
È un sentimento che cambia in base alla nostra evoluzione personale. Sono cambiata molte volte e ho cambiato anche la percezione che ho dell’amore. Posso dirti quello che per me è oggi: il cambiamento vuol dire che ti sei mosso, che ti sei evoluto, che nel bene o nel male hai ragionato su te stesso. L’amore è fondamentale, adesso è diverso da quello adolescenziale: cresce con il tempo, bisogna averne cura, prestare sempre attenzione. La vita mi sta insegnando che bisogna saper usare oltre che il cuore anche le parole per farlo crescere.

Il libro che metti in valigia.
“Gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere” di John Gray che mi è stato regalato recentemente dal mio fidanzato.

Il cd che non smetteresti mai di ascoltare.
Tutti quelli de "Il Cile".

Il tuo rapporto con la tavola.
Non mi posso definire una buona forchetta ma sono abituata a mangiare bene, sono viziata perché in casa ho ottime cuoche. So mangiare bene e voglio mangiare bene. Non sono una che mangia giusto per riempirsi la pancia diciamo. Il mio piatto preferito è una pasta che mia sorella ha “inventato” per me con pistacchio e salmone. È fantastica!

Vino bianco o vino rosso?
Non amo particolarmente il vino, ma preferisco il rosato.

Champagne o spumante?
Senza dubbio lo spumante, lo champagne l’ho assaggiato e non ha ripagato le mie aspettative, è stata una delusione.

Cosa ne pensi della chirurgia estetica?
Non sono assolutamente contraria ai “ritocchini”, se una persona per stare meglio con se stessa e migliorare la propria vita sente il bisogno di farlo non la condanno assolutamente. Ho subito interventi chirurgici per motivi di salute e forse proprio per questo non li farei. Ti garantisco che non è stata certo una passeggiata andare sotto i ferri. Però come si dice… mai dire mai!

Che ne pensi delle coppie dello stesso sesso?
Sono una persona libera che appoggia sempre la libertà altrui purché non faccia male ad altri. Questo, per estensione, vale anche per le coppie dello stesso sesso. Se c’è rispetto nei confronti di se stessi e degli altri non sono contraria a niente. Soprattutto in questo caso dove c’è sentimento e amore. Direi piuttosto che fa male quando non viene detto, non viene esternato e rimane in qualche modo nascosto.

Un desiderio.
Ne ho più di uno ma senza dubbio il più importante è sapere che le persone che mi circondano siano felici e stiano bene e che possano realizzare i propri desideri. Il concetto vale anche per il mio cavallo perché ormai lo sento come parte integrante della famiglia.

Siena dà spazio sufficiente all’arte dei senesi? È sensibile?
No. Per esperienza personale ti dico che esistono alcune persone sensibili, ma purtroppo ho capito con il tempo che gli spazi non sono per tutti. È dura riuscire a emergere e poi stare a galla, sia nella pittura che nella musica, non c’è attenzione per tutte le sfaccettature dell’arte in generale.

Che colore ha la felicità?
Ha il colore degli occhi della persona che amo.

Inizia a tramontare il sole, Claudia dopo tutto questo parlare ha bisogno di prendere il suo pennello tra le mani e continuare a dipingere. Un po' come un cavallo ha il desiderio di correre e galoppare magari tra le meravigliose crete di Vescona.