Il signor D era un pensionato; aveva passato i settant’anni, ma si riteneva ancora presuntuosamente arzillo e attivo. Viveva da solo, orgogliosamente autosufficiente, ed aveva, pochi giorni prima, cordialmente mandato a quel paese un amministratore politico che, in occasione della recrudescenza dell’epidemia, aveva ipotizzato di chiudere in casa gli anziani.

Il signor D era ligio alle regole: magari non tutte le condivideva, ma aveva maturato un senso quasi calvinista dello Stato e dell’Istituzione che gli imponeva di adeguarsi a quelle che erano le norme della comunità. Così, il nostro signor D pensionato non la fece troppo lunga, quando la sua regione andò in rosso  (nel senso delle zone Covid) e si trovò, come tutti, a dover uscire di casa munito di autocertificazione per raggiungere i punti della  città che gli era necessario (anzi: indispensabile) toccare.

Poco male: lo aveva già fatto nella chiusura del precedente inverno, quando non si era spostato nemmeno per andare all’edicola che distava meno di 500 metri da casa sua se non aveva con sé la necessaria autocertificazione. Pertanto, rassegnato e paziente, programmò la sua giornata.

Il modulo era apparentemente simile a quello dei mesi addietro: tre caselline cerchiate che ingiungevano di spiegare se si sarebbe spostato per comprovate esigenze lavorative; se per motivi di salute (e qui il signor D pensionato e anziano settantenne fece uno scongiuro apotropaico in modalità goliardica recitando, al tempo stesso, la giaculatoria appresa in età liceale “terque quaterque” con quel che segue); se per “altri motivi ammessi dalle vigenti normative ovvero dai precedenti decreti, ordinanze e altri provvedimenti che definiscono le misure di prevenzione della diffusione del contagio” (meno male che chi aveva pensato il modulo aveva capito che era il caso di essere anche più chiari e, sotto, fra parentesi e in corsivo, ci aveva scritto “specificare il motivo del determina lo spostamento”: non potevano scriverci solo questo ? pensò il signor D pensionato, allergico al burocratese; era troppo banale eh?). Fin qui, comunque, tutto semplice.

Andò alla riga sotto che recitava (sottinteso: il sottoscritto dichiara che) “lo spostamento è iniziato da”. Va bene, pensò il signor D pensionato, da casa mia. E mise l’indirizzo.

Ma poi la riga successiva ingiungeva di dichiarare “con destinazione”. E qui, folgorazione, sconcerto e sgomento.

L’altra volta era chiuso praticamente tutto e quindi era relativamente facile certificare dove si stava andando, ma ora era diverso, perché le attività rimaste comunque funzionanti erano molte di più (per fortuna, pensò il signor D pensionato, ricordando i disagi del lockdown precedente).

Il signor D pensionato autosufficiente fece rapidamente la rassegna dei posti che doveva raggiungere quella mattina.  Doveva andare all’ufficio postale; poi gli era necessario recarsi in una libreria da tutt’altra parte della città dove gli era arrivato un libro che aveva ordinato; quindi doveva necessariamente ricorrere ad un negozio di informatica per alcune questioni legate allo smartphone con il quale stava litigando da alcuni giorni, distante dalla prima e dalla seconda destinazione. Aveva dimenticato niente? Oh sì! Il signor D pensionato era un vecchio civettone ed aveva finito il suo dopobarba preferito che poteva essere acquistabile nel negozio abituale di profumeria. Ulteriore itinerario. E’ tutto? Ma col cavolo: proprio il supermercato mi dimentico?   E a questo punto si ricordò anche che un noto ristorante forniva ghiottonerie in modalità asporto: quasi quasi, per stasera a cena…pensò. Altri due tracciati stradali da includere.

E ora che ci scrivo? si chiese  un po’  scoraggiato il signor D pensionato. Mi faccio un’autocertificazione per ciascuna di queste destinazioni? Eh sì: a rigor di norma, sì.  Fece due conti: gli ci sarebbero voluti sei differenti moduli precompilati. Guardò la riserva di fogli A4 per la fotocopiatrice. Era quasi finita: sarebbe dovuto andare a rifornirsi in cartoleria. E vai col modulo numero sette. A questo punto l’autocontrollo del signor D pensionato fu messo a dura prova. Facevano prima se avessero dato alla gente la mappa della città per scarabocchiarci sopra l’itinerario completo e complesso degli spostamenti necessari.

Il signor D pensionato contò fino a dieci, poi aspirò ed espirò lentamente cinque volte e si accinse a compilare i moduli. Vabbeh: almeno gli garantivano di poter fare un po’ di movimento (che a una certa età non fa altro che bene). Pensò al politico amministratore ricordato sopra e gli venne spontaneo il gesto che aveva tante volte praticato in anni più giovanili dalla curva dello stadio. E sul volto del signor D pensionato, mentre si accingeva a dichiarare il primo itinerario, si disegnò quasi impercettibile l’ombra di un sarcastico sorriso.