Ve la ricordate Giuni Russo delle origini? Quando cantava “Un’estate al mare” (ah, se credete che fosse una canzoncina da stabilimento balneare e che lei fosse una cantantucola pop siete fuori strada: la canzone era un pezzo musicalmente complesso nel quale avevano messo le mani  Franco Battiato e Giusto Pio, tanto per dire; e lei è stata una delle voci più belle e intense che la musica leggera abbia perduto da quando un tumore l’ha ammazzata nel 2004), ve la ricordate? Ecco “un’estate al mare” non ci sarà o sarà parecchio complessa per molti. Ma anche l’estate in città non sarà più di tanto piacevole.

Ci siamo già giocati (grazie al Covid-19) le feste titolari delle contrade. Ci siamo giocati (mi pare evidente) anche le loro manifestazioni collettive che scandivano i mesi estivi con i vari Ba’obello, Serate Rosa, Mangia e Bevi, Fiera alla Pania, Gelato in valle, Bracieri vari e quant’altro (ah, secondo me ci siamo giocati anche il Palio, ma su questo ancora c’è attesa di sapere. Io lo do per andato e se ne riparla nel ’21, ma è solo un’impressione personale).

Così quest’estate di libertà ancora vigilata perderà quella che è la sua cifra più  caratterizzante per noi contradaioli: perderà il sapore paliesco, e se la clausura fino a oggi ci è sembrata dura, ancor più amare ci sembreranno le domeniche senza rullo di tamburi e contrade in giro di onoranza ai protettori e alle consorelle, e ancor più insopportabili ci parranno le serate dopo cena senza palii dei barberi, vassoiate di costoleccio e salciccioli, fette di cocomero e chiacchiere condivise con gli amici.

Non pochi di noi (fra i quali chi scrive) amavano passare l’estate a Siena proprio per questo, rimandando le ferie a quando era stato levato il tufo da Piazza e, magari, dedicando più di una serata a far servizio agli stand gastronomici della manifestazione open-air della propria contrada. Momenti di stanchezza immane e di bellezza e felicità impagabili.

Quest’anno, nada de nada; nix; nisba. I giorni (e le sere) a Siena saranno identici a quelli di una qualsiasi periferia di una qualsiasi città. Anzi: addirittura senza quei momenti di spettacolo e socializzazione che, almeno, anche le periferie più anonime, in genere, nei mesi caldi ti potevano offrire.

È vero: come qualcuno ammonisce, è indecente e blasfemo paragonare tutto questo con la guerra, ma non ci siamo poi così lontanissimi.

E quindi, una volta fatta l’analisi della situazione; una volta finito di aggrovigliarci lo stomaco per l’amarezza, facciamoci una domanda (e, se vogliamo anche darci una risposta, ponderiamola con pacatezza): Siena contradaiola che cosa può offrire e che cosa può fare? È chiaro che tutto questo ragionamento è uno strologare a vanvera in assenza di conoscenze essenziali: non si potranno fare manifestazioni corali ed eventi che non garantiscano la distanza di sicurezza, ma che cosa significherà – da qui a, poniamo, luglio – questa cautela? Sarà impossibile fare qualsiasi cosa che coinvolga contemporaneamente più di tre o quattro persone? O si potranno trovare soluzioni alternative? Si può pensare a manifestazioni fattibili in sicurezza? E quali? Certo, non mettersi a tavola per strada con le seggiole fitte che non si incastrano l’una con l’altra, come usualmente succede (non so nelle vostre contrade: nella mia è così e immagino che non siamo per niente gli unici), ma altre cose si possono immaginare?

Qui è doveroso fermarsi, perché le estemporanee idee personali non servono e personalmente detesto i tornei di “idea brillante”. Serve una riflessione attenta e corale che abbia come soggetti le contrade in quanto tali e l’Amministrazione Comunale come interlocutrice istituzionale.

Se si pensa che ne valga la pena, beninteso. Sennò si pazienterà facendo finta che, invece che a Siena, si sia nella periferia nord di Frittole. E aspetteremo canticchiando un’altra vecchissima canzone: “Odio l’estate”, che (prima di essere il titolo di un film di Aldo, Giovanni e Giacomo) era un brano del 1960 di Bruno Martino (si vede che ho 71 anni eh!).

(Foto di Giulia Brogi)