L’estate, per i senesi, è scandita da sempre, o meglio organizzata, in base agli impegni palieschi e contradaioli. Dal 29 giugno al 3 luglio e dal 13 al 17 agosto è severamente vietato spostarsi da Siena, semplicemente perché c’è il Palio, uno spaccato di vita. Poi, in base alla Contrada di appartenenza, il calendario viene organizzato seguendo rigorosamente gli appuntamenti, e sono molti, che ogni Consorella, anno dopo anno, ripete nel tempo e specialmente nei mesi estivi. Festa Titolare, settimane enogastronomiche, campi scuola per i bambini, e chi più ne ha più ne metta. Ecco. Questo 2020 è stato anomalo e disastroso per molti aspetti. Il Covid-19, oltre a mietere vittime e farci cambiare la vita a 360°, ha “bloccato” il calendario di ogni buon contradaiolo. Niente Palio, Feste Titolari e tutto ciò che è coinvolgimento, contatto e conseguentemente passione.

Il microcosmo delle Contrade si è fermato, di fatto, al mese di marzo e, chissà, quando potrà riprendere in modo regolare. Insomma viviamo, sotto certi aspetti, in una città sospesa.

Già, proprio sospesa, quindi tutto ciò che facciamo quotidianamente è qualcosa che talvolta sembra un sogno, anzi, un incubo. Non avrei mai pensato di trascorrere un’estate come un cittadino, che so, di Padova o di Benevento, dove l’unico pensiero, al di là del lavoro e delle cose serie, è se andare al mare o meno. Purtroppo è così, la mia Contrada, la Selva, come le altre sedici Consorelle, non festeggerà la propria Festa Titolare con tutto il rispetto, la devozione e i crismi che da sempre merita.

Allora torni improvvisamente bambino e ripensi agli infiniti “giri” che hai fatto sin da quando avevi sei anni: l’emozione di non dormire la notte prima, l’emozione e l’orgoglio di vestire i tuoi colori che porti da sempre nel cuore, il bianco, l’arancione e il verde. Ripensi alla corsa che facevi appena monturato per aggiudicarti il tamburo che suonava meglio, senza contare che a una cert’ora sarebbe arrivato un monturato più grande che regolarmente ti avrebbe imposto uno scambio, dandoti una vera “stagna”. In fondo eri felice lo stesso perché ti sentivi parte integrante della Contrada, perché ti guardavi nelle vetrine per vedere se ti era calata la calzamaglia oppure il cappello.

Passano gli anni inesorabilmente e non è più il tempo di “vestirti”, nel frattempo sei diventato adulto e poi dirigente: vivi il “giro” in modo diverso, però controlli ancora nella famosa vetrina se il tuo fazzoletto è piegato oppure è ancora ben steso come quando sei partito da Piazzetta della Selva. Penso di aver dato molto alla mia Contrada e altrettanto di aver ricevuto: momenti indelebili che porterò per sempre nel cuore, custoditi con cura e amore. La prima volta che sono entrato in Piazza tamburino, le esperienze da addetto ai piccoli, da Vicario, da Mangino, fino ad arrivare al vero sogno che ogni contradaiolo ha, vincere il Palio da Capitano: quando al triplo scoppio del mortaretto hai la consapevolezza di aver fatto felice il Popolo, i tuoi amici, la tua famiglia che ti ha sopportato fino a quel momento. Non mi scorderò mai i primi abbracci con i miei Tenenti, con lo staff della stalla, con i guardiafantini, con il fantino e il dolce sapore del sudore di una meravigliosa creatura di nome Polonsky. Senza contare i giorni e i mesi a seguire, quando inizi a realizzare che ha vinto il Palio la tua Contrada, la Selva, e tu sei stato in parte l’artefice del successo. Sono sensazioni ed emozioni che non hanno prezzo e non riusciresti mai, e dico mai, a descrivere. La gioia al Duomo, sotto all’altare, insieme al Priore, ai Vicari, al Correttore, insomma circondato dalla tua Gente, con la quale hai condiviso negli anni momenti negativi e positivi, gioie e dolori, arrabbiature e felicità.

Mentre scrivo questo pezzo mi vengono alla mente, come un film, tutti i momenti vissuti da selvaiolo e ringrazio mio babbo, montonaiolo, e mia mamma, lecaiola, di avermi avvolto, appena nato, nel fazzoletto con l’alberone rispettando quella regola non scritta, e oggi purtroppo non più rispettata, che un figlio sarebbe stato della contrada nel territorio in cui era nato, per me la Costaccia e quindi selvaiolo.

Tornando all’amara realtà, quest’anno niente Festa Titolare, o meglio, nessun intenso respiro dove senti quella magica aria che ti parla di Contrada, quella vera, quella vissuta, quella che tocchi.

Non potevamo però fare diversamente. Sono convinto che il Palio 2020 lo ha vinto la città di Siena tutta e i suoi abitanti.

In un’altra vita, vorrei rinascere a Siena e nella mia Contrada. La Selva. Per sempre maggiori glorie.

 

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