Ci risiamo.

Solitamente utilizzavamo queste parole alla vigilia di quei quattro giorni di emozioni, ansia, gioie e dolori, sbalzi umorali a seconda delle sensazioni prima o dopo una prova.
A seconda di quel barbero che veniva assegnato, di come quel giubbetto usciva dai canapi o di come usciva quello dell’avversaria.

Invece in questo sciagurato 2020 ripetiamo non quella ciclica tradizione che ci vede far sobbalzare il tracciato del battito cardiaco, ma quello già vissuto dal 29 giugno scorso.

Silenzio, ricerca di una socialità che non può esserci, a caccia di quelle emozioni che dobbiamo rimandare.

Sarà, forse, perfino più difficile, perché se qualche settimana fa ci approcciavano a giorni che solo i nostri nonni avevano vissuto e dunque in qualche modo era una, pur bruttissima, novità, stavolta ci siamo in qualche modo abituati.

Tant’è che non mi stupirei se qualche senese scegliesse di vivere, per la prima (e speriamo l’unica) volta il ferragosto come lo vive tutto il resto del mondo. In spiaggia, con un birra in mano. In montagna, in campagna a fare il barbecue. In pochi se ne staranno sul divano. Troppo doloroso pensare, in certi giorni. Meglio occupare il tempo. In qualsiasi modo, anche il più strano e inusuale per un senese che il 15 agosto non pensa mai alla gita fuori porta.

Chi rimarrà in città si troverà spaesato e probabilmente spererà di archiviare prima possibile questi giorni.

Sono però convinto (e non è soltanto ottimismo) che questi giorni in ogni caso serviranno.

A capire, come ho già scritto, che niente è scontato e anche, semplicemente, a farci gustare meglio quello che verrà. Perché Siena, le Contrade e il Palio, senza cadere nella retorica spicciola, sono immortali, come ha scritto la storia. Lo sono diventate, però, non semplicemente perché hanno resistito alle vicissitudini e a gli ostacoli, bensì perché ci sono state persone, uomini e donne, che quella storia l’hanno custodita, costruita, perfino rinnovata.

In fondo il Palio cosa è?
È storia di uomini e di donne, di emozioni e anche di paure, di passioni e di amori. Sono quelle storie che raccontiamo con la rivista “Noi”, sono quelle storie che hanno fatto, fanno e faranno Siena. Non mi aspetto che la città gioisca in questi quattro giorni, anche se sono convinto che le Contrade, fra un’iniziativa e l’altra, sapranno comunque creare quei momenti di socialità che vanno al di là del tufo e della corsa.

È anche dal dolore che si rinasce, è anche e soltanto toccando il fondo che ci si dà la spinta per risalire. Sempre meglio che annaspare.

(Foto Giulia Brogi)